NARRATIVA

Elisabetta Darida,
Intolleranze elementari

Elisabetta Darida, Intolleranze elementari, edizioni L'Erudita

 

Roma… C’erano una aristocratica, un trasteverino, un filippino, un rumeno: e incredibilmente funziona la commistione di culture, in un equilibrio instabile che spinge a sfogliare la pagina successiva. Un plauso ad Elisabetta Darida autore, comunicatore e meta comunicatore dei personaggi di Intolleranze elementari.

La capacità di interpretare il pensiero e il vissuto altrui è una dote non comune: farlo attraverso il linguaggio e l’istinto di spaccati sociali distanti anni luce tra loro, è uno splendido esercizio alchemico riuscito, senza precedenti.

Il mosaico narrativo che ne vien fuori è saldamente ancorato alla sua cornice, un palazzo signorile romano, e i suoi tasselli trovano posto in sequenza ordinata, mai banale, senza appesantire il lettore dell’onere di trovar loro il posto nel quadro d’insieme.

Storie adiacenti, di confine, con tutte le inimicizie e le idiosincrasie di chi getta lo sguardo al prato del vicino: monta facile il chiacchiericcio e il subdolo pettegolezzo.

Così viene edificato un perfetto modellino in scala del vissuto quotidiano: Gerundio, Serafina, Marco, Vittoria, Giulia, Camilla, così distanti e così veri, tessono un «botta e risposta» fugace e immediato, quasi terapeutico nella semplicità della trama. C’è una morale. Anzi, tante morali che sorreggono un unico assunto: l’imperfezione non esiste.

Carmine D’Urso

 

 

 

Elisabetta Darida
Intolleranze elementari
L’Erudita, pp.169

 

 

 

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