DIABOLIK

Un film lontano dalle magiche
atmosfere del fumetto

Il Diabolik dei Manetti bros resta molto lontano dal fascino del fumetto

 

La trama. Clerville, anni ’60. Diabolik, un ladro privo di scrupoli la cui vera identità è sconosciuta, ha inferto un altro colpo alla polizia, sfuggendo con la sua nera Jaguar E-type.

Nel frattempo c’è grande attesa in città per l’arrivo di Lady Kant, un’affascinante ereditiera che porterà con sé un famoso diamante rosa.

Il gioiello dal valore inestimabile non sfugge all’attenzione di Diabolik che, nel tentativo di rubarlo, rimane incantato dal fascino irresistibile della donna.

Ma poi la vita stessa del ladro è in pericolo: l’incorruttibile e determinato ispettore Ginko e la sua squadra hanno trovato il modo di intrappolare il criminale, e questa volta Diabolik non sarà in grado di uscirne da solo.

Il film. Dopo il discreto tentativo di Mario Bava nel ’68 di portare sullo schermo le gesta del mitico «genio del male», i fratelli Manetti riprovano a sottoporci una rivisitazione in sala di quello che potremmo definire uno dei fumetti più venduti di tutti i tempi in Italia.

Un film che, a detta dei registi, vuole essere cinematografico e non fumettistico, un film che ha cercato di portare al cinema le storie noir e avvincenti scritte dalle sorelle Giussani e da Mario Gomboli cercando di ricostruire le atmosfere cupe della città di Clerville, di dare un volto ai protagonisti e trasferire al cinema l’impeccabile eleganza minimalista di questo fumetto attraverso scenografie ambientate tutte non in epoca contemporanea ma verso la fine degli anni 60.

Tutto questo nelle (buone) intenzione degli autori che però a mio avviso sono rimaste tali. In questa opera non si respirano affatto le atmosfere magiche del fumetto, è un opera che risulta povera e semplice sia a causa degli effetti speciali a basso costo e delle scarse scene d’azione, sia per l’assoluta mancanza di ritmo, con personaggi completamente privi di carisma e con dialoghi osceni all’interno di una trama piuttosto banale.

Luca Marinelli è un Diabolik non adeguato al ruolo con il suo sguardo ingessato e dolce, non riesce a dare quel carisma che dominava nel fumetto, il suo tentativo di «incattivirsi» con la fissità delle espressioni non fa che togliere spessore al personaggio che interpreta.

Nel cast di Diabolik si salva solo Eva Kant

L’ispettore Ginko interpretato da Mastandrea è davvero imbarazzante, per non parlare poi del personaggio interpretato da Roja che sembra una macchietta. Eva Kant, che Miriam Leone ha saputo rappresentare nell’eleganza, nella furbizia e nel carattere deciso dell’eroina che ci ha fatto sempre sognare, è l’unico personaggio che si salva, nella scena finale la sua luminosa bellezza mette quasi in ridicolo un Diabolik senza tuta che appare come un ometto qualunque.

Purtroppo è un film fatto all’italiana, recitato all’italiana con pochi mezzi e pochi effetti, con una trama scontata e prevedibile, con personaggi incongrui e recitazioni approssimative.

Non hanno azzeccato nemmeno la mitica attaccatura dei capelli del re del terrore, più che Diabolik sembra il Conte Dracula. E mi permetto di dire che se qualcuno troverà gradevole questo film è perché probabilmente non ha mai letto il fumetto.

Tempi, dialoghi e scene risultano lenti e piatti, tipo nella scena di Diabolik intento a copiare una voce dal registratore per un numero imbarazzante di volte. E la noia regnò sovrana…

Marco Biccheri

 

Diabolik di Antonio Manetti e Marco Manetti, 2021.
Con Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastrandrea, Alessandro Roja.

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