DEBITO PUBBLICO
Le ricette miracolose
di Matteo Renzi

Le anticipazioni dei giornali che precedono l’uscita del libro dell’ex Primo Ministro Italiano Matteo Renzi, hanno offerto spunti di riflessione anche a Bruxelles. Giunge voce, da fonti Europee, delle dichiarazioni rilasciate dal premier maltese Joseph Muscat, che senza Matteo Renzi le riunioni dei capi di Stato e di governo sono molto più tranquille. «C’è un po’ di confusione», invece, sulle tempistiche «che non tornano» sulla richiesta della Commissione di ridurre il deficit dello 0,2%. E infine parecchi dubbi sulla proposta di Renzi di tenere il deficit al 2,9% per cinque anni.

Chi si occupa di questi temi nei palazzi Ue giudica il piano di Renzi come «fumo negli occhi». L’accusa: c’è troppa superficialità nel suo ragionamento. La materia delle regole di bilancio europeo è talmente complicata da non poter essere sintetizzata in due numeri. Il tetto del 3% al deficit è una regola che accomuna Maastricht, il Fiscal Compact e il Patto di Stabilità. E non è quello che nei mesi scorsi è stato costantemente sotto la lente europea. Il valore che Bruxelles ci chiede di ridurre è quello del deficit strutturale, calcolato al netto della congiuntura economica. Tant’è che le misure richieste per la correzione dei conti devono avere «carattere strutturale». Il deficit nominale potrebbe stare al 2,9% del Pil, basta che la parte strutturale segua il percorso di aggiustamento e di riduzione. È un discorso teorico, ma questo è ciò che dicono le regole europee.

Bocciatura anche dal Presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: «Stare al 2,9% (del deficit per cinque anni, ndr) sarebbe fuori dalle regole di bilancio, non è una decisione che un Paese può prendere da solo, in questa unione monetaria ci si sta insieme. Sono sempre aperto a rendere le regole più efficienti, efficaci, ma non possiamo unilateralmente dire che le regole non sono per me quest’anno e per i prossimi cinque», ha aggiunto.
Starebbe proprio qui il grande equivoco, o comunque l’eccessiva superficialità, della proposta di Matteo Renzi. «Perché il vero problema dell’Italia è il debito pubblico eccessivo».

A Matteo Renzi non sono giunti i segnali inviati dagli Italiani con il Referendum e le elezioni Amministrative appena tenutesi. La sua narrazione di un Italia che non esiste, ha fatto emergere la distanza con il Paese reale. Le dichiarazioni dei leaders Europei non fanno sperare in una soluzione condivisa dei reali problemi dell’Italia.
Al nostro Paese, serve quanto prima, un progetto politico, economico e sociale che risolva i reali problemi dei cittadini, senza ricorrere alle ricette del populismo, demagogia e del qualunquismo, che fa crescere l’anti-politica.

Gerardo Valentini

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