HENRY DE MONTHERLANT

Il solstizio
di giugno

Henry de Montherlant, Il solstizio di giugno, Passaggio al Bosco

 

Negli anni Trenta del Novecento crebbe in Francia una generazione di intellettuali – giornalisti scrittori e poeti – che soffriva per la decadenza del proprio paese e che, a contrasto, guardava con entusiasmo all’esperienza del Fascismo italiano. Con l’avvicinarsi del Secondo conflitto mondiale una parte di questi, ognuno con la propria diversa sensibilità, credette possibile il sorgere di un nuovo ordine europeo a guida tedesca.

Il romanziere e drammaturgo Henry de MontherlandAccanto agli scritti di Robert Brasillach, Pierre Drieu La Rochelle, Lucien Rebatet, Louis-Ferdinand Céline e degli altri autori impegnati direttamente nell’agone politico, nella letteratura della cosiddetta «collaborazione» va annoverato anche Henry de Montherlant per il suo libro Il solstizio di giugno, reso disponibile ora al lettore italiano dalle edizioni Passaggio al Bosco.

Henry de Montherlant (Neuilly-sur-Seine1896 – Parigi 1972) è stato uno scrittore, drammaturgo e poeta di origini e di temperamento aristocratico.

Volontario durante la Grande guerra espresse nei suoi primi scritti una concezione eroica dell’esistenza influenzata da Nietzsche, un culto della rinuncia come dominio di sé e una concezione ciclica dell’esistenza umana.

Si definiva cattolico in quanto vedeva nella Chiesa romana l’erede ideale della tradizione imperiale. Ma non era esente da venature pagane, fortificate dall’amore per i classici latini e per autori persiani, cinesi e giapponesi.

Tra gli ultimi eredi del decadentismo europeo, Montherlant unì il gusto estetizzante del passato a una vena di inquieto moralismo, che lo portò sia nei romanzi che nel teatro a scrutare il dramma di anime belle e tormentate, superiori alla comune umanità.

Nelle sue opere traspare un forte individualismo, un deciso anti-sentimentalismo e un culto per l’uomo d’azione. Nei suoi romanzi amava ritrarre personaggi eroici e moralmente perfetti.

Tra le sue prime opere di successo Les Olympiques del 1929 e la tetralogia Les Jeunes Filles (1936-1939) del quale fa parte Le ragazze da marito, unico romanzo dell’autore attualmente disponibile in libreria.

Un anarchico di destra

Henry de Montherlant si definiva un «anarchico di destra» e manteneva un evidente distacco anche nell’adesione al governo di Vichy del maresciallo Philippe Pétain, come traspare chiaramente anche in diversi brani de Il solstizio di giugno.

Il libro è una raccolta di articoli pubblicati originariamente sulle riviste Le Gerbe e Nouvelle Revue Française diretta da Pierre Drieu La Rochelle. Ne Il solstizio di giugno pubblicato nel 1941 Henry de Montherlant prende atto della sconfitta della Francia, ammira il valore dell’esercito tedesco e invita i suoi connazionali a guardare avanti.

Vedere le truppe tedesche che attraversano l’Arco di Trionfo e marciano sugli Champs Elysées non lo turba. «E io stesso piango sulla morte della Francia – scrive ne Il solstizio di giugno – ma (…) sapendo che ciò che piango in qualche modo risusciterà. La vittoria della Ruota solare non è soltanto la vittoria del Sole, la vittoria della paganìa. È la vittoria del principio solare che dice che tutto gira. In questo giorno vedo trionfare il principio di cui sono imbevuto, che ho cantato, che, con estrema coscienza, sento governare la mia vita».

Il libro non piacque ai tedeschi che ne vietarono la circolazione in Francia. Ma soprattutto non piacque ai vincitori. Accusato di collaborazionismo ed epurato, nel dopoguerra a Montherlant fu proibito di pubblicare per un anno.

Le opere del dopoguerra

Il romanziere e drammaturgo Henry de MontherlandAffascinato dalla figura di Sigismondo Malatesta, al quale si sentiva unito da un fantasioso legame di sangue, nel 1950 fece mettere in scena il dramma in quattro atti Malatesta, che ripercorreva gli ultimi mesi di vita, dal giugno all’ottobre 1468, del condottiero e signore di Rimini. L’opera fu rappresentata eccezionalmente nella cittadina romagnola, nell’anfiteatro romano di Lecce, a Pescara, a Fano (che fu tra i possedimenti di Malatesta) e al Teatro Romano di Gubbio.

Il successo tornò a sorridergli negli anni Sessanta con il libro Il caos e la notte e il dramma La guerra civile, incentrato sul confronto tra Cesare e Pompeo. Sempre ispirato dal suo amore per Roma antica è la raccolta di saggi Il tredicesimo Cesare del 1970.

Nel 1960 era stato intanto eletto nella prestigiosa Académie française, senza aver proposto la propria candidatura. Il suo anticonformismo lo spinse a non indossare l’uniforme di gala e a non rispettare la consuetudine di pronunciare l’elogio funebre del predecessore, il sociologo André Siegfried, sul quale non esitò ad esprimere la sua divergenza di idee.

Nel 1971 pubblicò il suo ultimo romanzo Un assassin est mon maître, giudicato una satira della società psicanalitica, ritenuta in antitesi con una società umanistica e cristiana.

Un ictus patito nel 1968 aggravò le sue condizioni di salute già precarie. Divenuto quasi cieco il 21 settembre 1972 Henry de Montherlant si suicidò, ripetendo il gesto dei filosofi stoici che aveva ammirato per tutta la vita.

Le ceneri sparse nel Foro romano

Lo scrittore fu cremato e secondo le sue volontà le ceneri furono sparse a Roma nel Foro, tra i Rostri e il Tempio di Vesta.

Tra i molti passi che il lettore de Il solstizio di giugno potrà apprezzare, c’è anche un insegnamento che con il trascorrere del tempo non perde il suo valore: «Siate pure della vostra epoca, se vi fa piacere, ma non fatene un imperativo, perché non è sostenibile, né al giudizio della ragione, né al giudizio della morale.

Si tratta di spiriti deboli, che giudicano fiacchezza d’animo non seguire il presente in tutte le sue espressioni, che si fanno un dovere sublime di avere sempre un’opinione su tutto (opinione, che, nove volte su dieci è infondata), di prendere partito a proposito di tutto, e che se, per caso, quell’ammucchiamento di giudizi e d’opinioni, lasciasse una traccia, formerebbe un letamaio di inanità e di ridicolo: schiavi dell’attualità, dei quali si potrebbe dire che essa li ruba a se stessi, se possedessero un se stesso, ma la facilità con cui se ne lasciano distrarre è la prova che non ne hanno».

Vincenzo Fratta

 

 

Henry de Montherlant
Il solstizio di giugno
Passaggio al Bosco, pp.178

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