ARMAND BERGER

La civiltà e l’immaginario
nell’opera di J.R.R. Tolkien

Armand Berger, Tolkien l'Europa e la Tradizione

 

Nell’ambito della feconda collaborazione con l’Institut Iliade, la casa editrice Passaggio al Bosco ha pubblicato il breve saggio di Armand Berger, Tolkien, l’Europa e la Tradizione.

J.R.R. Tolkien e i personaggi del suo immaginarioL’istituto francese si propone di valorizzare il ruolo svolto dall’Europa nel corso della sua storia millenaria di fronte agli odierni tentativi di rimozione della memoria messi in atto dalla vulgata «progressista» attraverso il politicamente corretto e la cancel culture.

La visione della vita, la concezione dell’essere, dell’uomo e della storia che traspaiono dalle sue opere «fanno di J.R.R. Tolkien – scrive Paolo Gulisano nella prefazione del libro – un critico della modernità, del mondialismo, dell’omologazione massificante, a cui si contrappone la cultura dell’appartenenza e del radicamento».

Il germanista Armand Berger, coordinatore del numero della rivista Nouvelle École dedicato a Tolkien, si propone di analizzare l’origine dell’immaginario del professore di Oxford alla luce delle tradizioni europee e ai loro testi fondatori: l’Iliade, il Beowulf, l’Edda, Il Kalevala.

Tolkien come «subcreatore»

Tolkien si considerava un «subcreatore» di un mondo immaginario ma «reale», in quanto completo e coerente, nel quale si riverbera l’incanto del mondo proprio delle antiche tradizioni.

La prima intenzione del filologo e studioso di letteratura antica e medievale era quello di creare «una mitologia per l’Inghilterra», un proposito che si allargò fino a infondere nel suo capolavoro, Il Signore degli Anelli, la mitologia propria delle differenti tradizioni europee.

Il percorso della Compagnia dell’Anello è infatti un viaggio iniziatico, dal quale tutti i protagonisti – Hobbit, Uomini, Elfi e l’Istar Gandalf – ne usciranno trasformati secondo il proprio destino.

Anche il sentimento della natura e in particolare l’amore di Tolkien per gli alberi rimanda alla «più pura tradizione occidentale».

Potenti sono poi nelle sue opere la critica all’alienazione tecnologica che ha contagiato l’uomo moderno e troviamo esemplificata nella Isengard trasformata da Saruman: «Un tempo era stata verde e piena di viali, rigogliosa di alberi da frutta, irrigata dai ruscelli che dalla montagna scorrevano verso un lago nei dintorni».

Ma ora «la pianura era stata scavata e forata: pozzi penetravano a grandi profondità nel terreno, mentre bocche esterne erano mimetizzati da bassi cumuli di pietre, che al chiaro di luna facevano sembrare il Cerchio di Isengard un cimitero di morti irrequieti».

In conclusione, il testo di Armand Berger, scrive Alessandro Manzo nella postfazione a Tolkien, l’Europa e la Tradizione – racconta i rivoli dai quali è nato il fiume della narrazione tolkieniana, svelando un collegamento diretto tra l’opera del filologo inglese e la tradizione europea, passando attraverso le leggende e il linguaggio».

Vincenzo Fratta

 

Armand Berger, Tolkien l'Europa e la Tradizione

Armand Berger
Tolkien, l’Europa e la Tradizione
Passaggio al Bosco, pp.100

Lascia un commento