IL FILM: BABY GANG

Una pellicola low cost
d’intento pasoliniano

Baby Gang, regia di Stefano Calvagna

 

In una cruda e attualissima Roma, le vite dei componenti di una baby gang che vuole prendere il controllo del suo quartiere e fare soldi, si intrecceranno inevitabilmente con quelle dei coetanei che svolgono, invece, una vita da normali sedicenni.

Baby Gang. Stefano CalvagnaLa periferia di Roma fa da sfondo alle discutibili gesta della baby gang, mentre l’assenza visibile di un tessuto sociale o famigliare (i padri sono quasi sempre assenti, prevalentemente perché «al gabbio») fa da concerto con il degrado urbano di una città sgradevole e disturbante, un cinema «sporco» che racconta il ventre molle della Capitale.

Sono vicende neorealistiche di giovanissimi balordi che vivacchiano alla giornata fra spaccio e prostituzione minorile impietosamente inquadrati con lucida oggettività, ragazzi di strada che «vogliono riprendersi quello che è loro» (citando Gomorra), ma anche ragazze minorenni che si prostituiscono per profitto e per ansia d’accettazione.

L’aggressività fa da sfondo ad una subcultura di periferia, problema del bullismo compreso, il tutto affrontato senza necessariamente spettacolarizzare la violenza ma cercando anche di affrontare un percorso «psicologico» nelle storie dei ragazzi che vivono intorno a noi.

L’intento è dichiaratamente pasoliniano, con l’utilizzo di non-attori presi dalla strada e chiamati a recitare senza copione (come da dichiarazione del regista), una sorta di gioventù bruciata, tragicamente predestinata a soccombere dinanzi alla cruda spietatezza della vita loro futura già irreparabilmente compromessa, ove aleggia perennemente lo spettro ferocemente implacabile dell’inaudita tragedia imminente.

La particolarità del film risiede anche nella maniera atipica in cui è stato realizzato, con lo sguardo dichiaratamente rivolto ad un moderno neorealismo. Gli interpreti della pellicola sono tutti ragazzi di strada che vengono dalle periferie più estreme, lo stesso regista ha dichiarato che è stata un’occasione per proporre qualcosa di diverso, ed evitare di proporre ed imporre sempre le stesse facce.

Tutto girato in due settimane e mezzo, con budget limitatissimo. Minorenni abbandonati a sé stessi, incoscienti boys che vogliono fare soldi a tutti i costi, anime perdute forse già spente seppur paradossalmente vivamente incoscienti.

Il film di Stefano Calvagna è una pellicola chiaramente low cost, che ha la povertà nel suo dna, tra scenari poveri e attori non professionisti. Però, nonostante questo tipo di storia minimalistica, il budget è davvero troppo contenuto perfino per un prodotto così, tanto che la recitazione sin troppo vera dei non attori protagonisti, costituisce, in una sorta di ossimoro, la cosa migliore e la cosa peggiore del film.

Marco Biccheri

 

Baby Gang
Regia di Stefano Calvagna, 2019. Con Daniele Lelli, Raffaele Sola, Gianluca Barone, Francesco Lisandrelli, Stefano Calvagna

 

 

Le pellicole delle quali vi abbiamo parlato

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