SCOMPARSA D’ANGELA

Sedici racconti
di Alessandro Pavolini

Alessandro Pavolini, Scomparsa d'Angela, Passaggio al Bosco

 

Nel 1940, anno in cui l’Italia entrava nella Seconda Guerra Mondiale, usciva l’ultimo libro di Alessandro Pavolini, Scomparsa d’Angela, riedito ora dalle edizioni Passaggio al Bosco.

Alessandro Pavolini nel 1929L’autore ha svolto il suo intero percorso all’interno del Fascismo, un cammino che comincia con la partecipazione alla Marcia su Roma nel 1922, prosegue con la guida della Federazione di Firenze tra il 1929 e il 1934, fino alla nomina a Ministro della Cultura Popolare nel Regno d’Italia dal 1939 al 1942.

I tragici avvenimenti dell’estate del 1942 con il bombardamento anglo-americano del quartiere romano di San Lorenzo e la successiva seduta del Gran Consiglio – che il 25 luglio mise in minoranza Mussolini –, l’arresto e poi la liberazione del Duce dalla prigionia sul Gran Sasso, il rovesciamento delle alleanze dell’8 settembre – con la vergognosa fuga del Re e del maresciallo Badoglio da Roma e dalle loro responsabilità –, spinsero Alessandro Pavolini a raggiungere Mussolini in Germania per continuare la battaglia per i propri ideali.

Con la creazione della Repubblica Sociale divenne segretario del Pfr, fondò la milizia del partito – le temute Brigate Nere –, fino all’epilogo del 28 aprile del 1945 quando ferito in un conflitto a fuoco con i partigiani fu catturato, fucilato a Dongo e appeso a piazzale Loreto a Milano con Mussolini, Claretta Petacci ed altre 14 persone. Finiva così a 41 anni la sua vita di uomo di azione e di penna.

Pavolini giornalista, scrittore e operatore culturale

Alessandro Pavolini era nato a Firenze il 27 settembre 1903 da una famiglia alto borghese. Fin da ragazzo, con la redazione di un foglio scolastico e poi con la creazione di una sua rivista, mostrò una precoce attitudine al giornalismo. Scriverà poi sulle principali riviste fasciste, sarà a lungo inviato del Corriere della Sera e dirigerà il quotidiano romano Il Messaggero.

Da Federale di Firenze istituì il Maggio Musicale Fiorentino e nel 1929 fondò Il Bargello, una rivista letteraria tra le più interessanti del Ventennio sulla quale scrissero alcune future grandi firme della letteratura e del giornalismo italiano, come Elio Vittorini, Vasco Pratolini, Romano Bilenchi, Ardengo Soffici ed Indro Montanelli.

Trasferitosi a Roma nel 1934, quattro anni dopo divenne Ministro della Cultura Popolare. In questa veste ideò e organizzò, insieme a Giuseppe Bottai, i Littoriali della cultura e dell’Arte.

Tra i suoi libri ricordiamo Giro d’Italia. Un romanzo sportivo (1927); La Disperata (1937) racconto delle sue memorie della guerra d’Etiopia, alla quale Pavolini partecipò da volontario nella omonima squadriglia aerea comandata da Galeazzo Ciano; e il saggio L’Indipendenza Finlandese in cui narra la lotta del popolo nordico stretto tra oriente e occidente.

La nazione e i borghi toscani

Scomparsa d’Angela è una racconta di 16 racconti brevi divisi in quattro giornate. I racconti dell’ultima giornata toccano diversi temi legati alla politica estera, mentre nei quattro della prima giornata c’è tutto il clima della provincia Toscana dell’epoca. In Accanto alla Tigre, un interessante viaggio alla scoperta del nonno, il nipote Lorenzo Pavolini scrive: è come se egli «sentisse la nazione e i borghi toscani in un continuum medievale, rinascimentale, barocco, risorgimentale, futurista. (…) È una scrittura che aspira a fondersi con l’idea dell’Italia in un canto felice, improvvisato in ottava rima, nuovo come l’aria sulla pelle del mattino: l’impegno e le donne, la velocità e la conoscenza, sport e violenza, la guerra. L’entusiasmo di chi si getta nell’avventura della vita con piena fiducia nelle virtù romantiche».

Sotto il segno di un’aquila

Al centro dei racconti della seconda e terza giornata ci sono invece gli uomini, con le loro aspirazioni, i loro egoismi, le loro rivalità, i loro sogni. Come la giovane Angela, protagonista del racconto che dà il nome al libro, la cui aspirazione all’assoluto è così forte da spingerla sempre più in alto, fino ad abbandonare la condizione umana.

È difficile dire quale sia il racconto più bello contenuto in Scomparsa d’Angela. Il più politico però è certamente «Sotto il segno di un’Aquila».

Qui troviamo un aviatore, archetipo dell’uomo nuovo caro al Fascismo, che arriva per la trascorrere la notte nell’ultima delle città nuove fondata dal regime. La mattina al risveglio gli viene incontro un contadino che riconosce in lui l’autorità e, senza porsi alcun interrogativo, gli chiede di prendere nota della nascita del figlio. È il primo nato di Guidonia «registrato sotto il disegno di un’aquila, nel primo foglio di una lettera d’amore».

Vincenzo Fratta

 

 

Alessandro Pavolini
Scomparsa d’Angela,
Passaggio al Bosco, pp.209

 

 

 

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