ALDO FERRARI

Storia della Crimea,
la penisola contesa

Bachcisaraj, antica capitale del khannato di Crimea

 

Quando nel febbraio 2014 Wladimir Putin ebbe la conferma che l’Ucraina stava rafforzando la sua indipendenza uscendo definitivamente dalla sfera di influenza russa, la sua risposta fu l’annessione della Crimea e all’inizio dell’offensiva separatista nelle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk.

La penisola di CrimeaReparti di soldati russi uscirono senza mostrine dalla base militare di Sebastopoli per dare inizio all’occupazione di aeroporti, sedi televisive e gli altri centri nevralgici della regione. Il 16 marzo un referendum svolto senza la presenza di osservatori esterni ed indipendenti sancì l’adesione della Crimea alla Federazione Russa.

L’annessione non è stata riconosciuta dall’Ucraina e dalla maggior parte degli Stati della comunità internazionale, divenendo il maggior motivo di attrito con Mosca prima dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022.

La Guerra di Crimea e la Conferenza di Jalta

Bersaglieri alla battaglia 16 agosto 1855 nei pressi del fiume Cernaia nelle vicinanze di SebastopoliIn Italia conosciamo poco le vicende storiche della penisola che divide il Mar Nero dal Mar d’Azov al quale è collegato attraverso lo stretto di Kerč. Fanno eccezione due eventi: la guerra di Crimea (1853-1856) che coinvolse anche il Regno di Sardegna accanto a Francia, Gran Bretagna e Impero Ottomano contro la Russia zarista e la Conferenza di Jalta (4-11 febbraio 1945).

Poco prima della fine del secondo conflitto mondiale i capi delle potenze vincitrici si riunirono nella cittadina crimeana per decidere le sorti dell’Europa e porre le basi per la divisione del mondo in due blocchi contrapposti che sarebbe durata fino all’implosione dell’Unione Sovietica del 1991.

A Jalta un Winston Churchill in veste di junior partner assistette al successo di Stalin che si assicurò la facoltà di esercitare il suo tallone di ferro sull’intera Europa dell’Est di fronte ad un remissivo Franklin D. Roosevelt che, provato dalla malattia, morirà due mesi dopo.

Un crocevia fra Asia e Mediterraneo

Per approfondire le vicende di una regione posta geograficamente a cavallo tra l’Europa e l’Asia e che nel corso dei millenni è stato un luogo di incontro tra i popoli dell’Eurasia e quelli del Mediterraneo ci viene in aiuto il libro di Aldo Ferrari, Storia della Crimea. Dall’antichità a oggi, edito nella collana «Le vie della civiltà» della società editrice Il Mulino.

Aldo Ferrari insegna Storia dell’Eurasia nell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dirige le ricerche su Russia, Caucaso e Asia Centrale per l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) di Milano. Ha all’attivo numerose pubblicazioni tra le quali ricordiamo La Foresta e la Steppa. Il mito dell’Eurasia nella cultura russa.

Dalla Storia della Crimea apprendiamo che la penisola era abitata fin dall’antichità. La parte nord, costituita prevalentemente da praterie semiaride, vide un susseguirsi di popoli che provenivano dalle steppe asiatiche: Tauri, Cimmeri, Sciti, Goti. Nella fascia costiera protetta dalla catena dei Monti Taurici e caratterizzata da un clima mite e da una vegetazione lussureggiante sorsero importanti colonie greche. Nel medioevo la regione fu contesa dalle repubbliche marinare di Genova e Venezia. Non mancavano Ebrei, Armeni e i Bizantini che, dopo averla conquistata, trasformarono la Crimea nell’avamposto settentrionale dell’Impero romano d’Oriente.

Nelle steppe del nord fecero brevi apparizioni anche le prime popolazioni di stirpe turca: Utiguri, Avari, Khazari, Bulgari e Magiari.

Crimea, terra dei Tartari

Tatari di CrimeaA partire dalla metà del VII secolo e fino al IX, la parte settentrionale e orientale della Crimea fu sotto il controllo del khanato Khazaro che costituiva la parte occidentale residua dell’Orda d’Oro mongola.

Nel 1441 Hac1 Giray, un discendente di Gengis Khan, approfittò del declino dell’Orda d’Oro per rendersi indipendente e formare il Khanato di Crimea, una dinastia che per oltre tre secoli avrebbe governato la penisola e vasti territori più a nord.

Aldo Ferrari spiega che il dominio tataro non pose fine alla tradizionale complessità etno-culturale della Crimea ma nel corso dei secoli XV-XVIII si verificò un esteso processo di fusione tra i conquistatori e le popolazioni che in precedenza abitavano la penisola. Alcune di queste si turchizzarono e islamizzarono completamente, scomparendo per sempre dalla storia. Le comunità cristiane, pur ridotte di numero, continuarono la loro esistenza sia pure nelle condizioni di discriminazione giuridica ed economica consuete nel mondo musulmano.

Nel 1500 cominciarono i contrasti dei Tatari di Crimea con i Cosacchi di Zaporizhzhya, la potenza in ascesa della Moscovia e il Regno di Polonia. Con il consolidarsi dell’Impero russo sotto Pietro il Grande iniziò la spinta verso sud. Tuttavia Mosca impiegherà quasi un secolo e quattro guerre per riuscire ad impadronirsi della Crimea.

La conquista di Caterina II

La conquista della fortezza di Izmail da parte delle truppe russe nel dicembre del 1790Nell’aprile del 1783 Caterina II proclamò l’annessione della regione alla Russia. Quello stesso anno fu fondata Sebastopoli che divenne il porto principale della marina militare russa del Mar Nero.

Da quel momento la vita della regione seguì l’andamento degli altri territori dell’Impero zarista. Per bilanciare la presenza tartara che costituiva allora l’87,6% della popolazione fu favorita l’immigrazione dal resto d’Europa. Non soltanto russi e ucraini quindi, ma anche tedeschi, italiani, greci, armeni, bulgari e albanesi. Una parte dei Tartari preferì lasciare la regione e trasferirsi entro i confini dell’Impero ottomano.

La fede cristiana, soprattutto ortodossa, dei nuovi abitanti contribuì ad una sorta di «ricristianizzazione» della Crimea dopo i secoli di predominio musulmano.

Nel 1897 il primo censimento moderno dell’Impero russo registrò un raddoppio della popolazione della Crimea con 523mila abitanti appartenenti a trenta etnie differenti. La percentuale dei Tatari era scesa al 35,6%, seguita da Russi 33,1%, Ucraini 11,8%, Tedeschi 5,8%, Ebrei 4,4%, Greci 3,1%, Armeni 1,5%, Bulgari 1,3% e così via.

Più contenuta la presenza italiana concentrata in una colonia di circa 2000 persone originarie della Puglia, che si era formata a Kerč. Gli italiani erano in primo luogo marinai e pescatori, ma anche agricoltori soprattutto vignaioli.

Ci sembra importante sottolineare il carattere multietnico della Crimea, in quanto come sugli altri territori dell’ex impero zarista dopo la Rivoluzione russa del 1917, la guerra civile che ne seguì e il consolidamento nel 1920 del regime bolscevico, calerà sulla regione il terrore rosso che causerà centinaia di migliaia di morti. Dolore e sofferenze che si protrarranno per mezzo secolo, colpendo duramente anche i Tatari e le altre minoranze etniche.

Sotto il tallone sovietico

Il comandante dell'Armata Rossa Lev TrockijI primi massacri si verificarono già nel 1917 quando i Tatari tentarono di trasformare la Crimea in una repubblica indipendente. Poi la regione divenne base dell’esercito meridionale dei Bianchi zaristi di Denikin e Vrangel’. Nel 1920 a vittoria bolscevica acquisita la regione subì «il peggior eccidio di massa della guerra civile». Come sempre in questi casi non ci sono stime univoche sul numero delle vittime che oscilla dalle 50mila alle 150mila.

Tra gli approfondimenti stimolati dalla ricca bibliografia contenuta nel libro di Aldo Ferrari si segnala sull’argomento il romanzo storico Il sole dei morti, tradotto in italiano da Bompiani.

È di altre 100mila persone il triste bilancio dei morti causati dalla carestia che seguì la guerra civile al quale va aggiunta l’uccisione di tutta l’intelligencija tatara prerivoluziomaria.

Negli anni 1928-29 ci fu una prima deportazione di decine di migliaia di Tatari in Asia centrale per spezzare la loro profonda avversione alla collettivizzazione della produzione agricola. Una contrarietà condivisa da tutte le popolazioni cadute sotto il giogo sovietico che ebbe a cavallo tra 1932 e il 1933 il suo esito più drammatico nell’Holodomor, l’olocausto per fame del popolo ucraino.

Negli anni 1936-1938 anche la Crimea, come tutta l’Unione Sovietica, fu colpita dalle purghe staliniane. Sulla violenza insita nel regime bolscevico e sulle varie modalità con la quale veniva esercitata vale la pena di citare ancora una volta il sintetico ma esaustivo Tutto scorre di Vasilij Grossman.

Le deportazioni delle diverse etnie

Il gulag di Spassk in Kazakhstan. Insieme a Karaganda fu il principale luogo di internamento degli italiani di CrimeaIl culmine della violenza sovietica si raggiunse al termine della Seconda Guerra mondiale. Nel maggio del 1944 l’intera popolazione tatara della Crimea fu deportata in Asia centrale. Il numero complessivo si aggira intorno alle 200mila persone, molte delle quali perirono durante il trasporto in condizioni disumane nei vagoni ferroviari diretti in Uzbekistan e nei mesi terribili successivi all’inserimento nelle nuove zone di residenza.

La politica repressiva prima, durante e immediatamente dopo il conflitto mondiale si abbattè su tutte popolazioni che vivevano nel territorio sovietico, Crimea compresa, colpendo Tedeschi, Bulgari, Greci, Armeni, fino a Calmucchi, Ceceni e Baltici.

Fu costretta a salire sui famigerati treni merci anche la comunità italiana di Kerč, che fu deportata in Kazakistan. La loro tragedia, colpevolmente poco conosciuta in Patria, è ripercorsa nel libro di Stefano Mensurati e Giulia Giacchetti Boico, Il genocidio dimenticato e nel più recente Heloisa Rojas Gomez Gli italiani di Crimea. Dall’immigrazione al Gulag.

Il 25 gennaio del 1954 si registrò la svolta nella storia della penisola che ci riporta direttamente all’attualità dei nostri giorni. Il segretario generale del Partito comunista dell’Urss Nikita Chruščëv decise di trasferire la Crimea dalla Repubblica sovietica russa a quella ucraina «In considerazione della connessione economica, della vicinanza geografica e degli stretti legami produttivi e culturali tra la regione di Crimea e l’Ucraina».

Nel 1954 il passaggio all’Ucraina

Dietro tale motivazione ufficiale deve considerarsi anche una sorta di «risarcimento» per il genocidio perpetrato ai danni del popolo ucraino negli anni Trenta. Una «compensazione» certamente non in grado di cambiare il giudizio degli ucraini sull’Unione sovietica, ne sulla Federazione Russa che l’ha sostituita.

Il passaggio della Crimea all’Ucraina ebbe relativamente poco impatto in epoca sovietica, in quanto avvenne all’interno dello stesso Stato e senza che esistessero le condizioni per una reale discussione pubblica sulla questione.

Le cose sono cambiate con il consolidamento del potere di Wladimir Putin il cui regime deve essere considerato una filiazione diretta di quello sovietico: identico nelle ambizioni di potenza, simile nelle modalità di gestione del potere e nella violenza con la quale viene esercitato.

In viaggio nei luoghi della Crimea

Un interessante complemento alla Storia della Crimea di Aldo Ferrari può essere la descrizione delle località più significative della regione contenuta nel libro di Claudia Berton Crimea. Viaggio nella penisola contesa, pubblicato dalle edizioni Oltre.

Si tratta di un percorso attraverso le bellezze della natura, le architetture e i luoghi più significativi della Crimea che l’autrice descrive con acutezza e conoscenza storica.

Vincenzo Fratta

 

 

Aldo Ferrari, Storia della Crimea, Il Mulino

 

Aldo Ferrari
Storia della Crimea
Il Mulino, pp.215

 

 

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