AL CINEMA
Spiderman è tornato
a casa

Spiderman è tornato a casa! Dopo la grande trilogia di Sam Raimi e i due film con Andrew Garfield, l’Arrampicamuri approda in casa Marvel in una nuova veste. Peter Parker è un liceale di New York dotato di poteri da ragno e di una mente geniale, entrato sotto la protezione di Tony Stark/Iron Man, che ha creato per lui una tuta ipertecnologica, deve destreggiarsi nella sua doppia vita da supereroe e studente. Si troverà ad affrontare una banda di trafficanti d’armi comandata da Adrian Toomes, criminale con un’armatura da avvoltoio.

I Marvel Studios riscrivono totalmente il personaggio rispetto ai precedenti cinematografici, inserendo Spiderman in un contesto giovanile. Peter ha 15 anni e di conseguenza ha un carattere tipico della sua età: una voglia di strafare e di dimostrare a tutti i costi le proprie abilità. Tutto ciò, accompagnato da una scarsa considerazione di Tony Stark, porterà a tante situazioni che il protagonista è incapace a gestire.

L’incoscienza e i tanti errori differenziano particolarmente questo Spiderman rispetto alle altre incarnazioni, il film non si sofferma né sulle origini né sull’aspetto drammatico del personaggio, tutto già visto e ripetuto (peraltro in maniera eccellente nei primi film), ad esempio la frase storica «da grandi poteri derivano grandi responsabilità» non viene mai pronunciata. Inoltre dal contesto fantascientifico o mitologico tipico dell’universo Marvel, l’ambientazione è spostata in un contesto urbano (passo già compiuto con toni più violenti nella riuscita serie Netflix su Daredevil), e viene presentato il modo in cui la presenza dei supereroi viene vissuta dalla gente comune. Caratteristiche che fanno parte anche della costruzione del villain, in sostanza un semplice trafficante dal profilo basso, ma costruttore di armi grazie alle sofisticate tecnologie lasciate in giro dopo gli scontri degli Avengers.

L’interpretazione di Keaton (tornato alla ribalta dopo la nomination all’Oscar per Birdman) rende superiore alla media la caratterizzazione del villan, di solito piatto e stereotipato nelle pellicole Marvel. Al genere supereroistico si unisce una sfumatura da teen-movie: la cotta adolescenziale, le vicende scolastiche legate insieme da leggerezza e ironia; aspetti preponderanti nei primi numeri del fumetto e mai esplorati appieno finora. La caratteristica giovanile è enfatizzata nel linguaggio dei protagonisti e in particolare nell’utilizzo delle tecnologie comune alle nuove generazioni. Infatti la presenza dello smartphone è frequente e lo stesso Spiderman si filma da solo, diventando famoso proprio per le sue imprese su YouTube (elemento su cui si poteva soffermarsi di più).

Il film si basa soprattutto sulla formazione di Peter, tralasciando la spettacolarità, alla fine la resa dei conti con l’avversario risulta un po’ fiacca. Ma nonostante questo si regge molto bene, dando una versione nuova e divertente non solo di Spiderman ma anche del cinecomic in generale. La Marvel riesce a ridare dignità al personaggio creando un’ottima base per sviluppi futuri, portando una ventata di aria fresca in questo genere cinematografico.

Francesco Fratta

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