RIFORMA PENSIONISTICA/2

Quota cento,
una misura equa

 

Ascoltando i detrattori della modifica delle legge Fornero, sembra che la facoltà di andare in pensione a «quota cento» possa determinare il crollo l’Inps o addirittura lo stravolgimento dell’intero impianto dello Stato italiano.

In realtà, le cose stanno ben diversamente e la riforma, voluta dal Governo, di fatto riequilibra la qualità dell’esistenza di migliaia di donne e uomini che hanno lavorato due terzi della loro vita.

Una riforma per noi sostenibile che, peraltro, istituisce delle finestre trimestrali di uscita (se si raggiunge il requisito a gennaio, si esce ad aprile) e il divieto assoluto di prestare successivamente una nuova attività lavorativa.

È palesemente equo mandare in pensione chi ha superato i 62 anni di età e i 38 di contributi, equo anche per l’Inps che, così, pagherà una pensione commisurata ai 38 anni di versamenti previdenziali.

Di certo è illogico, per una presunta sensazione di «far quadrare i conti», pretendere almeno 43 e più anni di contributi, o 67 di età, come prevede la Fornero, per lasciare il lavoro, dato che, in questo caso, l’Inps pagherebbe una rendita pensionistica ben più alta al lavoratore, con aggravio di costi per lo stesso Istituto.

Inoltre, «quota cento» fa comodo alle imprese, perché andrebbero via dal loro libro paga dipendenti anziani e demotivati, oltre che al massimo della carriera, il cui stipendio, mediamente, può corrispondere a quello di due giovani colleghi neo assunti.

In questo contesto assisteremmo ad un giusto ricambio generazionale nel mondo produttivo, con un rapporto di almeno 2 a 1 (ogni due pensionati un nuovo assunto) affrontando concretamente il drammatico problema della disoccupazione giovanile.

Chi dice il contrario, a cominciare dal presidente dell’Inps, o è in malafede, o non vede l’aspetto sociale di una riforma, peraltro finanziariamente gestibile, che costruisce, finalmente, un futuro per i giovani, ossigeno vitale per le aziende e certezze per i lavoratori anziani.

Fabio Verelli

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