VERTENZA COMMERCIALISTI

Il Governo reagisce
minacciando… il Daspo

 

Dove ci porta un governo rosso-giallo? Che la professione e la professionalità dei commercialisti non piaccia a quelli della sinistra l’avevamo capito da un pezzo. Il commercialista viene considerato il «passacarte» del contribuente, in particolare del tanto «famigerato imprenditore». Professionisti e imprese servono. Senza di loro non avremmo «il lavoro».

Quella del commercialista è una professione istituita a garanzia del cittadino e dell’interesse pubblico in ambito contabile e tributario.

Poi «mela» marcia la troviamo dappertutto (a volte, anche tra i politici a quanto pare). Per chi «sbaglia» sono già previste sanzioni e pene, basta applicarle.

Questa «trovata», in parte già inutilmente smentita, conferma l’inadeguatezza di un intero governo che per racimolare i soldi si inventa di tutto, senza rispettare nessuno.

Invece dovrebbe pensare ai cittadini, agli italiani che ogni mattina si alzano già preoccupati perché non sanno come sarà il futuro, con un presente difficilissimo e già inaccettabile dal punto di vista economico e sociale.

A cosa serve prevedere la sospensione temporanea o definitiva dell’attività di un professionista abilitato, in caso di certificazione di crediti tributari inesistenti, se non per recuperare un esiguo gettito erariale?

La professione dei dottori commercialisti, come quella dei consulenti del lavoro, in quanto professione ordinistica, ha un codice deontologico.

La violazione delle norme deontologiche comporta sanzioni quali la sospensione e la radiazione, rimesse al giudizio del Consiglio di Disciplina degli Ordini.

Si preoccupino, invece, i politici di «studiare» i fondamentali delle professioni ordinistiche contabili. Così capiranno che hanno «aperto» le loro attività a soggetti che, privi di albo professionale, norme deontologiche e adeguata formazione professionale, esercitano attività che i padri fondatori avevano sancite quali «protette», togliendo al cittadino la «sicurezza» e la «certezza» dovuti.

Rispondere ai commercialisti in agitazione per il caos generato dall’utilizzo degli Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) ventilando l’applicazione di un ipotetico Daspo, come quello dei «teppistelli» da stadio è inappropriato, vessatorio ingiusto.

Si vergognino, all’infinito, i governanti «improvvisati e impreparati», tanto da calpestare i diritti più elementari dei contribuenti, considerati tutti, alla stessa stregua, semplici evasori.

Basterebbe un fisco più equo, che tassa in misura accettabile e dignitosa, con la possibilità di un dialogo e confronto serio e egualitario, per rimettere in piedi un paese completamente distrutto e da ricostruire.

Ernesta Cambiotti

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