La Festa dei Lavoratori nell’anno del Covid-19 ci impone qualche riflessione. Se la vita dei cittadini vale così poco da far uscire per buona condotta, o per Covid-19 criminali e assassini, come possiamo credere nelle istituzioni?
E quando si mandano a casa i mafiosi, si liberano mariti, fidanzati (o ex), che hanno assassinato le mogli e distrutto famiglie intere?
La sensazione è che dagli Italiano si pretende tanto, gli si tolga tanto, anche la libertà, considerandoli irresponsabili e immaturi.
Gli italiani vengono considerati evasori, furbetti e altro.
Si mettono in risalto le differenze obsolete come Nord e Sud, si mantengono Provincie Autonome e Regioni a Statuto Speciale.
Siamo nel 2020. Se ne saranno accorti? A sentire parlare Conte no!
Le parole «non sarà un tana liberi tutti» sono una cartina di tornasole. In poche parole e dalle ormai consuete e, quasi indisponenti, conferenze stampa del Presidente del Consiglio emerge la considerazione dei cittadini.
È vero gli Italiani sono un popolo «diverso». Gli italiani sono geniali, estroversi, intraprendenti, a volte «disubbidienti», ma per lo più tutta brava gente.
Allora perché umiliarli, manipolarli, illuderli?
Perché sono un popolo buono, che non si ribella, che accetta norme e imposizioni?
Perché ancora credono, non so per quanto, che chi ci governa pensa al loro bene?
Eppure soffrono, sono reclusi, privati dei più elementari diritti costituzionali e civili, in nome di una emergenza sanitaria che forse poteva essere gestita diversamente.
Ma bisogna andare indietro nel tempo, non possiamo dare la colpa solo a Conte e a questo Governo. Nel tempo sono stati commessi tanti errori, perché forse si è dimenticato che prima di tutto vengono i cittadini e i loro bisogni primari.
Invece si è sempre cercato di risparmiare, di tagliare le risorse di Sanità, Sicurezza, Istruzione, Welfare.
Ogni tanto un «contentino», come il Reddito di Cittadinanza, come buttare un pezzo di pane a un cane randagio.
La vergogna, l’inadeguatezza emergono proprio quando ai cittadini togli la dignità e ne limiti la libertà. Non ci sono scuse, non ci sono motivi tanto seri per dimenticare che l’Italia è un paese libero e democratico.
Oggi è il primo maggio, la festa dei lavoratori. Peccato che non c’è ne saranno poi così tanti, al risveglio da questo incubo chiamato Covid-19.
Ernesta Cambiotti