PENSIONI

Il peso della mancata
perequazione

 

Da oltre dieci anni a questa parte, causa la grave crisi economica che ha colpito soprattutto il nostro Paese, la categoria che più si è impoverita è quella usata come un bancomat di Stato: i pensionati.

Gli importi delle pensioni, spesso oggetto dei vari balzelli imposti per far quadrare i conti pubblici, sono fermi e in molti casi diminuiti nel corso degli anni.

I governi hanno provveduto a dare una sacrosanta sforbiciata a quelle d’oro, da centomila euro annue in su, ma nel contempo con la mancata perequazione delle pensioni normali, che d’oro certamente non sono, di fatto hanno svalutato progressivamente il loro potere di acquisto. E questo accade ogni anno. Da un calcolo che abbiamo effettuato, pensiamo sia verosimile che la mancata perequazione degli ultimi anni ha provocato alle pensioni di operai ed impiegati un danno di almeno 1.500 euro l’anno.

Una situazione davvero inaccettabile, generata dai tagli più o meno indiscriminati ai vitalizi, decurtazioni a volte (ufficialmente) provvisori ma che poi diventano definitivi impoverendo le rendite sempre di più tramite l’iniquo blocco perequativo, peraltro, a nostro modesto parere, incostituzionale, ma tant’è.

Poi ci si lamenta che oltre il 40% di italiani non va più a votare. La politica però deve stare attenta, perché continuando così otterrà la definitiva sfiducia di ben 16 milioni di pensionati che vedono il foro futuro sempre più incerto e, talvolta, può accadere che anche le formiche, se di continuo stuzzicate, si incazzano.

Fabio Verelli

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