ROCCA CALASCIO

Il castello
che guarda lontano

Le rovine del Castello di Rocca Calascio

 

Se si ha voglia di tanto cielo e di ampi orizzonti, a poco meno di due ore da Roma c’è un posto magico. È Rocca Calascio, nell’omonimo comune in provincia dell’Aquila.

Rocca Calascio vista dal cielo

Dopo una breve e non troppo ripida ascesa, circa quaranta minuti, si arriva in vista della fortificazione e si può affermare che la vista ed il paesaggio meritano tutti gli sforzi effettuati.

La rocca è un castello, risalente al XI secolo, situato a circa 1.460 metri di altezza, tra i più elevati d’Italia e d’Europa. Il National Geographic lo ha inserito anche tra i 15 castelli più belli al Mondo.

Con una posizione centrale tra la piana di Campo Imperatore e quelle sottostanti di Navelli e del Tirino, la rocca è inserita in un contesto paesaggistico di grande bellezza ed è un importante attrazione turistica del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

La vista spazia dalla piana di Campo Imperatore al Gran Sasso, dalla Majella alla dorsale del Sirente.

Il controllo di sulle valli circostanti

Il Castello di Rocca CalascioFurono per primi i Normanni, con Ruggero II d’Altavilla, a fortificare la Rocca. Dopo un periodo di abbandono, nel Medioevo, la fortezza acquisì un forte ruolo strategico e militare.

Divenne infatti parte di un articolato sistema difensivo e di avvistamento, necessario a monitorare un vasto territorio che andava dagli Appennini al mare Adriatico.

Il castello, situato in una posizione baricentrica, permetteva il controllo su tutte le valli circostanti e oltre la possibilità di comunicare con altre torri e castelli, fino al Mare Adriatico, grazie all’uso di torce durante la notte e specchi durante il giorno.

Inizialmente la struttura, fu realizzata in pietra bianca locale a conci squadrati ed era composta da un mastio centrale di forma quadrangolare d’avvistamento.

Per la prima volta, nel 1380, la torre di Rocca Calascio viene descritta in una carta catastale come torre di avvistamento isolata a scopo difensivo.

Purtroppo i terremoti ricorrenti tra il ‘300 ed il ‘400 danneggiarono la Torre e distrussero quasi integralmente il borgo adiacente.

La rinascita con la famiglia Piccolomini

Rocca CalascioSul finire del XV secolo la famiglia Piccolomini Todeschini, divenutane proprietaria, diede inizio ai lavori di adattamento della fortificazione alle armi da fuoco.

A partire dal 1480 i Piccolomini iniziarono la ricostruzione creando una nuova cinta muraria in ciottoli molto estesa e le quattro torri circolari ad uso militare. Inoltre fu ricostruita la parte bassa del borgo medievale.

In questi decenni, vigente la dominazione aragonese, la pastorizia e le attività a essa legate diventarono la principale fonte di reddito del borgo, del castello e dell’area circostante e la zona diventò inoltre un distretto per la produzione ed il commercio della lana.

L’importanza nel commercio della lana porterà, nel 1579, la famiglia Medici ad acquistare tutta l’area per 106.000 ducati insieme al borgo di Santo Stefano di Sessanio,

Con il passaggio alla dominazione borbonica nel 1734, l’abitato della Rocca iniziò un progressivo declino demografico, fino a risultare completamente disabitato nel 1957.

Il restauro negli anni ’80 del Novecento

A partire dagli anni ’80 del XX secolo il castello è stato sottoposto a lavori di restauro e consolidamento e alcune abitazioni del borgo medievale sono state recuperate e convertite a strutture ricettive.

Rocca Calascio e il suo castello sono così diventati una delle principali mete turistiche dell’Abruzzo aquilano nonché il set cinematografico di film come Ladyhawke ed Il nome della rosa, i quali lo portarono sotto ai riflettori di un vasto pubblico.

Stefano Chirico

 

 

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