GUARDIA SANFRAMONDI

Il paese dei Battenti
e degli antichi riti

 

Una suggestiva immagine di Guardia Sanframondi con la luna sopra il castello normanno

 

Si adatta perfettamente Guardia Sanframondi quanto affermava il celebre antropologo e studioso dei riti del sud Italia Ernesto de Martino. «Coloro che non hanno radici, che sono cosmopoliti, — scriveva l’autore de «Il mondo magico» — si avviano alla morte della passione e dell’umano: per non essere provinciali occorre possedere un villaggio vivente nella memoria, a cui l’immagine e il cuore tornano sempre di nuovo, e che l’opera di scienza o di poesia riplasma in voce universale».

Guardia Sanframondi in provincia di BeneventoE l’Italia è piena di questi luoghi a cui la memoria volentieri torna e dove le ritualità ed a volte la religione rafforzano lo spirito di appartenenza. Guardia Sanframondi in provincia di Benevento è sicuramente uno di questi luoghi. Sia per la bellezza del piccolo borgo in provincia di Benevento, sia per l’antico rito dei battenti che ogni sette anni si ripete e richiama persone da tutto il mondo.

Del resto ogni pietra di questa terra è storia. I primi insediamenti della zona, secondo gli archeologi, risalgono al paleolitico ed al neolitico. Certamente fu zona di insediamenti sanniti e romani a giudicare dai numerosi ritrovamenti nella zona. Ma con più probabilità l’insediamento nasce, come è poi diventato con il suo dedalo di viuzze che risalgono la collina, in epoca longobarda.

La fortezza dei Sanframondo

Nel XII secolo l’area divenne feudo dei nobili francesi Sanframondo che dotarono il borgo di una fortezza difensiva vista la posizione di «guardia» del borgo alla valle del fiume Calore sottostante. Ma la fedeltà alla Francia fu pagata dai francesi con l’arrivo a Napoli dei regnanti spagnoli Aragonesi che diedero tutta l’area alla famiglia Carafa che ne divenne proprietaria fino al 1806, quando finalmente fu abolito il feudalesimo.

Il centro storico del paese, sviluppatosi intorno al castello, si è in parte spopolato dopo il terremoto dell’Irpinia nel 1980 ed alcuni dei monumenti presenti sono tuttora in stato di abbandono. Spiccano però tra le molte chiese il Santuario Basilica dell’Assunta in stile barocco, a croce latina e tre navate.

Sebbene la facciata si presenti semplice l’interno è ricco e maestoso anche per la profonda devozione che gli abitanti del paese, e di tutta la valle, hanno sempre tributato a questo tempio. Notevoli le cappelle laterali e la statua lignea che raffigura la Vergine del X secolo e rappresenta una Madonna con Bambino.

Altro luogo di interesse è sicuramente il castello che dopo alterne vicende è stato finalmente restaurato negli ultimi anni diventando il centro culturale del paese. Del resto è un bel castello costruito a partire dal 1139 con quattro torri merlate e, nella parte centrale, fu costruito il palazzo feudale con il mastio, mentre ad est fu scavato il fossato con il ponte levatoio.

Il Museo delle farfalle

Dopo il restauro una delle sale è oggi sede del Museo delle Farfalle l’altro di una panoramica sala convegni. Nella grande terrazza panoramica sulla valle circostanti è stato allestito un teatro all’aperto, dove durante l’estate si svolgono molti eventi e festival. Nella parte inferiore del castello invece si trova un giardino pensile.

Il borgo di Guardia Sanframondi è poi pieno di fontane molto belle e di antichi palazzi, non tutti ben conservati ma testimoni della sua lunga storia. Nella zona, che si trova tra i massicci del Matese e del Taburno, sono possibili anche delle interessanti escursioni.

Diversi sono i luoghi — tra cui notevoli agriturismo — dove è possibile ben mangiare e dormire, sia perché siamo nel cuore della produzione vitivinicola della Falanghina, sia per la festa dell’Assunta.

Il rito dei Battenti

A Guardia Sanframondi ogni sette anni si ripete il rito dei Battenti e la cui arcaicità richiama turisti e studiosi da tutto il mondo. I riti vengono celebrati dopo il 15 agosto, dal lunedì alla domenica.

I quattro rioni del paese danno vita a processioni ricche di rappresentazioni sacre, dove duemila partecipanti riproducono dei quadri biblici detti misteri.

Alla processione della domenica prendono parte almeno mille penitenti che, in saio bianco e cappuccio, svolgono un rito di flagellazione.

Un tempo il rito si svolgeva ogniqualvolta il paese lo chiedeva per espiare le sue colpe e placare l’ira del divino in una ritualità che si ritrova sin nella Bibbia, ma ha anche molto a che fare con il paganesimo. Dal dopoguerra I battenti si svolgono ogni sette anni e vi partecipano sia donne sia uomini.

I penitenti, con in una mano una croce di legno e nell’altra un cilicio di sughero acuminato, oppure con una spugna piena di aghi bagnata di vino, si percuotono il petto fino a sanguinare.

Un tempo il rito era svolto per i disastri naturali, le pandemie, mentre oggi i dolori della gente locale sono altri: le migrazioni, la disoccupazione, le malattie. Il paese in occasione della manifestazione è tutto penitente e per scelta non ci sono luminarie o bancarelle.

È un rito di espiazione non una parata che tuttavia continua ad attrarre migliaia di persone. Ciò avviene per la potenza che esprimono i penitenti con la loro ritualità antica e con radici millenarie, che risalta in un mondo ipertecnologizzato e disumanizzato.

Domenico Chirico

 

 

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