PIETRABBONDANTE

Quando i popoli italici
si fecero nazione

Pietrabbondante (Isernia) e la sua area archeologica tempio dei Sanniti

 

Ci sono luoghi come Pietrabbondante in cui il cuore non può che battere più forte. Ti guardi intorno e comprendi che stai respirando un’aria differente. Sono i luoghi che hanno la capacità di raccontarti la Storia.

L'area archeologica di PietrabbondanteL’area archeologica di Pietrabbondante sita sulle pendici del monte Caraceno, in provincia di Isernia, detta anche Santuario italico è un luogo capace di restituire testimonianze importanti sulle radici alla base di un sentimento di «nazione» inteso come confederazione di più gruppi sociali con tradizioni ed usi simili anche se indipendenti gli uni dagli altri.

Gli scavi del sito, iniziati durante il regno dei Borbone, sono poi ripresi con particolare energia sotto la guida del professor Adriano La Regina che negli anni ’60 diede impulso alla scoperta del sito procedendo anche a parziali ricostruzioni utilizzando i materiali trovati sul luogo e riconquistando alla loro funzione originaria blocchi calcarei che erano stati, in passato, utilizzati per l’edificazione di chiese nel centro abitato di Pietrabbondante.

Il Teatro Tempio dei Sanniti Pentri

Il teatro Tempio di PietrabbondanteIn questi luoghi erano venerate divinità astratte quali Honos (onore militare), Virtus (virtù militare e politica) e Ops Consiva (opulenza dello Stato). In alcuni dei suoi templi i guerrieri facevano dono alle divinità delle armi sottratte ai nemici sconfitti.

L’area, devastata dalle truppe di Annibale che volle punire i Sanniti Pentri per aver appoggiato Roma, fu interessata da un’intensa attività progettuale ed edificatoria intorno al 100 a.C. tesa a costruire una struttura con funzioni di accoglienza per i sacerdoti, gli ambasciatori e i membri del potere politico.

L’idea probabilmente era di creare uno spazio che, come il Senato romano, accogliesse le discussioni e le decisioni politiche e militari riguardanti il Touto (nazione) dei Pentri.

La cavea del Teatro Tempio era suddivisa in una porzione superiore e una inferiore separate da un passaggio, di cui si conserva la pavimentazione a grandi lastre di pietra. Nella parte inferiore sono presenti quattro file di sedili in pietra: i primi tre ordini, posti più in basso, hanno spalliera ergonomica, a testimonianza dell’importanza che si voleva dare a tale luogo ed alle figure politiche che qui sarebbero state accolte.

La guerra sociale contro Roma

Il sito ed i suoi luoghi di culto sacri ai Sanniti Pentri, esteso per circa sette ettari e posto a circa mille metri sul livello del mare con vista sulle ampie vallate sottostanti, furono al centro delle vicende politiche che contrapposero le popolazioni italiche ai romani nella guerra sociale tra il 91 e l’88 a.C.

L’obiettivo era ottenere la cittadinanza romana per tutte le popolazioni italiche che da tempo erano alleate dei romani e che avevano contribuito a far affermare le armi di Roma nel Mediterraneo.

Ottenere la cittadinanza avrebbe comportato, in particolare, il poter partecipare alla vita politica ed all’elezione delle cariche pubbliche. La proposta di allargamento della cittadinanza, sostenuta dal Tribuno della Plebe Livio Druso, non piacque né ai Senatori né ai Cavalieri romani che temevano di perdere parte del potere fino ad allora di loro esclusivo appannaggio.

Con l’uccisione di Druso i popoli italici, uniti in una Lega, si diedero un organizzazione politica ed una militare dividendosi in due gruppi: Piceni, Marsi, Peligni, Vestini e Marrucini a nord, al comando del marso Quinto Poppedio Silone; Frentani, Sanniti, Apuli, Lucani, Campani a sud, sotto il comando del sannita Gaio Papio Mutilo.

La Lega, venuta meno la possibilità di definire per vie diplomatiche le sue richieste, scelse di impugnare le armi. Le alleanze e la scelta dell’opzione militare furono oggetto di discussioni e confronti tra i Meddix (responsabili politici dei differenti gruppi sanniti) anche nella cavea del Santuario della nazione di Pietrabbondante.

La statua del guerriero sannita

Statua del guerriero sannita di Pietrabbondante (particolare)La guerra, dopo una sanguinosa campagna militare, sarà vinta dai romani ma la vittoria politica sarà degli italici che con la concessione, tramite le leggi Julia e Plautia Papiria, della cittadinanza romana a tutte le comunità a sud del Po ottennero quanto da loro rivendicato.

Dopo la sconfitta delle popolazioni italiche nella guerra sociale e la damnatio memoriae imposta dal console Silla a danno dei Sanniti, il Tempio e tutta l’area persero d’importanza. L’idea di una nazione basata su popoli confederati viene meno e trionfa la centralità dello Stato romano.

Il 2 ottobre 1922, a memoria dei caduti di Pietrabbondante nella Grande Guerra, viene eretta una statua in bronzo raffigurante la figura del guerriero sannita, con daga e scudo, ad opera dello scultore Giuseppe Guastalla. Il guerriero, indossa l’elmo con i pennacchi, la corazza a due dischi con sotto la tunica di lino, il cinturone in lamina di bronzo sottile, e lo schiniere sullo stinco sinistro.

Molto documentati ed interessanti sono i due romanzi storici dello scrittore e giornalista Nicola Mastronardi che nei suoi Viteliù. Il nome della libertà e Figli del Toro racconta, attraverso le vicende di diversi personaggi, le vicende del popolo sannita e marso durante la guerra sociale. Nei due romanzi il Santuario della Nazione e le località circostanti sono oggetto di attente descrizioni frutto di passione per la Storia della propria terra e di una costante ricerca documentaria.

Stefano Chirico

 

I LUOGHI DI BELL’ITALIA

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