LA POLITICA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Dopo un attimo di tregua
il Governo torna a traballare

La politica al tempo del Coronavirus

 

L’illusione è durata il tempo di uno starnuto. L’unità tra le forze politiche, ai tempi del Coronavirus, non ha fatto in tempo a nascere che è già morta. Giusto il tempo di varare un paio di provvedimenti contingibili ed urgenti per far fronte all’emergenza e subito sono ricominciate scaramucce, sgambetti, sfottò ed offese reciproci.

Un governo sulla graticola e fra due fuochi. Uno «amico», per così dire, il fuoco renziano. Infatti se da un lato, Italia Viva ha ricominciato a minacciare di lasciare e far cadere il traballante Conte bis, dall’altro, la Lega che ha ricominciato ad alzare la voce denunciando il «disastro economico» incombente che «travolgerà il governo».

Fallito il tentativo Conte di scaricare le responsabilità della diffusione contagio sui governatori di Lombardia e VenetoLa Lega, comunque, con i dovuti patti a priori, potrebbe accettare un «esecutivo istituzionale». Vista la situazione è stato dato il placet per l’adesione ad un «governo dell’emergenza» composto da un vasto arco parlamentare di tutti o quasi al fine di gestire l’emergenza sanitaria e soprattutto quella economica che inesorabilmente ci sta per travolgere a livello globale. Il fine ultimo è sicuramente il siluramento di Conte e del suo esecutivo.

Matteo Salvini non si fa sfuggire la ghiotta occasione e dichiara che «questa squadra di governo non è adatta a gestire la normalità, figuriamoci l’emergenza. Noi vogliamo che l’Italia riparta ma con Conte non riparte. La Lega c’è per accompagnare il paese fuori dal pantano, per accompagnare il paese al voto» e prosegue «un traghettatore? Occorre qualcuno di più credibile, che accompagni il Paese verso il voto perché con Conte l’Italia affonda. Noi siamo disponibili a remare sulla scialuppa di salvataggio verso il voto. La Meloni? Credo che anche lei non voglia Conte, chiedete a lei».

Salvini è, quindi, salito al Quirinale giovedì mattina. Ha parlato, nei circa venti minuti di colloquio cordiale, delle soluzioni da applicare «per far ripartire il paese», infatti Salvini ha fatto pressione per «riaprire tutto», si è fatto latore anche degli stringenti bisogni della categoria produttiva. In questa fase, un Salvini pragmatico e molto pratico ha tralasciato la richiesta di governo istituzionale.

Il commissario governativo per l'emergenza Coronavirus Angelo BorrelliComunque, sentito Salvini, attraverso le dichiarazioni alla stampa sul tema di un «governo di emergenza nazionale» non si è fatta attendere la replica del Governo. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è subito espresso. Il controcanto del governo, per voce del suo capo, è arrivato forte e chiaro con un secco no. Infatti da Cinquestelle e Dem, per voce dello stesso Conte, è subito arrivata la replica: «Unità nazionale? Lo siamo già, il governo è unito». In una nota per la stampa, poi, si legge che Conte «pensa a lavorare e a risolvere i problemi» e che non c’è tempo per polemiche ma che «chi vuole lavorare è benvenuto».

Il Pd, per voce di Andrea Orlando non la manda a dire e, sbattendo la porta in faccia a Salvini, afferma che «la situazione richieda il massimo sforzo unitario tra tutte le forze politiche. Si può e si deve collaborare anche nella distinzione dei ruoli. Nessuna emergenza però giustifica o rende praticabile un’alleanza con la Lega. Non se ne parla. Ci mancherebbe pure».

Gualtieri, ministro dell’economia ha proprio detto che «le possibilità che nasca un governo istituzionale sono pari a zero. Quando c’è un’emergenza non cambia il governo, ma le opposizioni semmai assumono un atteggiamento più responsabile».

Giorgia Meloni, dissentendo dal Salvini «pontiere», resta ferma e chiede il voto senza «inciuci».

Insomma la politica, in ordine sparso, sembra disorientata ancor di più dei cittadini che, in preda ad una crisi compulsiva generale, fanno incetta di farina, acqua e patate, spogliando i supermercati di tutta Italia.

Invece dovremmo tutti ricordare che, allo stato questa influenza, perché di questo si tratta, ha fatti molti meno malati e molti meno morti della influenza tradizionale. In molti casi passa senza sintomi o con sintomi lievi. Solo su persone anziane, debilitate o comunque deboli provoca effetti gravi.

Tentiamo di riportare la barca Italia sulla rotta giusta prima che la nostra economia, per colpa di speculazioni interne ed internazionali, ed un panico ingiustificato, ci porti alla catastrofe economica.

Lino Rialti

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