DOPO LE REGIONALI

Tre Governatori a testa
ma non è un pareggio

Elezioni Regionali. Le Marche per la prima volta al Centrodestra con Francesco Acquaroli

 

Il risultato di 3 a 3 con il quale si sono concluse elezioni regionali del 20 e 21 settembre è un pareggio soltanto in apparenza. Il Centrodestra mantiene Veneto e Liguria e conquista per la prima volta le Marche, dove è eletto Governatore Francesco Acquaroli (49,13%) esponente di Fratelli d’Italia (nella foto di copertina con la presidente del partito Giorgia Meloni), ma non riesce ad andare oltre.

Elezioni Regionali. 15 Regioni al Centrodestra, 5 alla sinistraLa sinistra infatti mantiene Campania, Toscana e Puglia, nonostante i sondaggi davano per sicura soltanto la prima, incerta la seconda e persa la terza. Ma così non è stato.

Nel bilancio complessivo il Centrodestra fa un passo avanti, governando ora 15 Regioni su 20, ma non riesce a dare la spallata decisiva al Governo rosso-giallo, che pertanto ne esce indirettamente rafforzato.

Nella piccola Valle D’Aosta, dove non vige l’elezione diretta, la Lega si è il primo partito ma il presidente sarà votato successivamente in Consiglio regionale dove sarà determinante la scelta operata dall’Union Valdotaine.

Dietro il successo dei Governatori

Elezioni Regionali. Per Luca Zaia consensi record nel Veneto
Luca Zaia

Il secondo dato è che tutti i Governatori uscenti di entrambi gli schieramenti vengono riconfermati, alcuni con percentuali larghissime. Sia quelli mediaticamente «esuberanti» come Luca Zaia in Veneto (76,79%), Vincenzo De Luca in Campania (69,49%) e Michele Emiliano in Puglia (46,78%). Sia quelli più «istituzionali» come Giovanni Toti in Liguria (56,13%) ed Eugenio Giani in Toscana (48,62%).

È la prima volta che succede e che accade in queste proporzioni. In aggiunta ai meriti dei Presidenti uscenti, crediamo che il loro successo sia dipeso dalla visibilità conferita ai Governatori dall’epidemia di Covid-19.

Diversamente dai Sindaci, il cui volto è ben noto ai loro concittadini e il loro operato ha riflessi immediati, quasi quotidiani, sulla vivibilità complessiva delle rispettive città, i presidenti di Regioni, nonostante gli importanti bilanci dello loro amministrazioni, sono figure conosciute dall’elettorato quasi soltanto in campagna elettorale.

Una nuova visibilità istituzionale

Elezioni Regionali. Vincenzo De Luca, lo «sceriffo» senza problemi in Campania
Vincenzo De Luca

Naturalmente le leggi regionali incidono anch’esse sulla qualità della vita e sul portafoglio dei cittadini, ma vengono recepite soltanto nel lungo termine e attraverso la mediazione dei mezzi di comunicazione tradizionali.

Con lo scoppio dell’epidemia di Covid-19 la competenza regionale sulla Sanità si è invece rilevata per la prima volta al grande pubblico in tutte le sue implicazioni. Sia per le scelte che i governatori hanno effettuato sul loro territorio sia per la dialettica che si è istaurata con il Governo nella gestione dell’emergenza, con Conte che andava avanti a colpi di Dpcm e i suoi ministri che tentavano di scaricare sulle Regioni ogni inefficienza e ritardo.

Particolarmente premiate sono state le gestioni di Luca Zaia e Vincenzo De Luca. La percentuale record del Presidente del Veneto si è costruita sul grande consenso della Lista Zaia (45%) che si è aggiunta ai voti dei tre partiti di Centrodestra (Lega 16,8% Fdi 9,3% Fi-Udc 3,5%).

In Campania De Luca, oltre che del consenso della Lista De Luca (13,3%), del Pd (16,9%) e di Italia Viva (7,4%), si è avvalso dell’apporto di ben 12 tra raggruppamenti civici e liste civetta che complessivamente hanno rastrellato il 30,7% dei voti, ossia quasi la metà del suo 69,5%.

Elezioni Regionali. Smentendo i sondaggi rielezione senza problemi per Michele Emiliano
Michele Emiliano

Stesso dicasi per la Puglia dove accanto al Pd (17,25%) e alla Lista Emiliano (6,59%) le 12 liste a sostegno del candidato della sinistra hanno portato in dote il 21,46% sul 46,78% totale del riconfermato Governatore.

Una capacità organizzativa, evidentemente non improvvisata all’ultimo momento, che per il solo fatto di impegnare personalmente nella campagna elettorale centinaia di candidati in più, porta i suoi frutti. Una lezione per il Centrodestra da non dimenticare se si vorrà tentare di affermarsi, la prossima volta, anche nelle ultime roccaforti della sinistra.

I numeri del Centrodestra

Elezioni Regionali. Giovanni Toti in Liguria batte anche l'alleanza Pd-Cinque Stelle
Giovanni Toti

Nel Centrodestra la Lega cresce dal 9,5% delle Regionali del 2015 al 13,8% di oggi, ma il risultato è molto inferiore alle aspettative. Il partito arretra al Sud e, sia pure tenendo presenti i dati falsati dai voti leghisti confluiti nella lista Zaia, la differenza con la grossa affermazione delle Europee del 2019 (33,1%) brucia al punto che Matteo Salvini apre ad una gestione più collegiale del partito.

Fratelli d’Italia cresce in tutte le Regioni dove si è votato, aumentando in voti, percentuali ed eletti e diventando il terzo partito italiano, dopo Lega e Pd. Il miglior risultato è quello delle Marche dove il partito di Meloni con il traino del suo Governatore raggiunge il 18,7%.

Forza Italia, con Berlusconi in quarantena per il Covid-19, si ferma al 5,4%, proseguendo il suo trend in discesa sia nei confronti con le regionali 2015 (11,4%) sia con le europee del 2019 (8,7%).

Il Pd festeggia, il M5S scompare

Elezioni Regionali. Eugenio Giani mantiene rossa la Toscana
Eugenio Giani

Il Pd si aggiudica il 19,8%, ma riconfermando i suoi tre Presidenti, non si sofferma sul calo del partito sia rispetto alle precedenti Regionali (24,7%) sia rispetto alle Europee (22,1%). Ed è innegabile che, come nel caso di Lega-Zaia, restano suoi buona parte dei consensi ottenuti dalle liste dei Governatori.

Non sfugge alla batosta annunciata il Movimento Cinque Stelle che marcia verso un declino che molti commentatori ritengono inarrestabile. I Pentastellati che partivano dal 15,7% del 2015 e che alle politiche del 2018 erano diventati il primo partito con il 35,5% per poi cominciare la discesa con il 19,5% delle elezioni Europee del 2019, non vanno oltre il 7,6%.

Cosa succederà nei prossimi mesi nel partito fondato da Grillo e Casaleggio sarà il tema più rilevante dei prossimi mesi. In attesa della convocazione dei cosiddetti Stati Generali la partita per la leadership è aperta, il contrasto tra governativi e movimentisti sempre più palese, mentre aleggia una resa dei conti interna e una possibile scissione.

Così, mentre un ringalluzzito Zingaretti cerca di dettare l’agenda politica, orientando l’azione del Governo sui tempi più cari alla sinistra, primi fra tutti le porte aperte ai migranti, la benedizione delle ong e l’introduzione dello ius culturae, Grillo dichiara superato il Parlamento e propone di eleggere a sorte i deputati.

Vincenzo Fratta

 

 

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