DEGRADO URBANO

Lo sgombero di Viale Pretoriano
che non piace al Pd

Il 23 settembre l’accampamento abusivo di senza tetto che si era riformato in viale Pretoriano è stato, sia pur tardivamente, sgomberato. Ma per il Pd il contrasto al degrado cittadino è «un fatto grave e allarmante».

 

La fascia verde in Viale Pretoriano, adiacente alle Mura Aureliane, sembra essere diventata un punto di attrazione per un certo numero di senza fissa dimora. In assenza di un controllo costante, si trasforma in un accampamento abusivo di senza tetto, con tende piazzate alla rinfusa, occupanti che fanno i loro bisogni in strada, rifiuti ammucchiati tutt’intorno.

Uno scorcio dell'accampamento di senza tetto in Viale PretorianoLunedì scorso, sia pur con colpevole ritardo, l’amministrazione capitolina si è finalmente decisa a intervenire di nuovo e ripulirla. Lo sgombero è stato inoltre annunciato dal Campidoglio come propedeutico a una misura definitiva, che è l’installazione di una cancellata fissa. La quale, appunto, impedisca che in avvenire l’occupazione abusiva si ripeta.

Sai com’è: il Giubileo incombe e qualcosa bisogna pur fare, per dare ai tantissimi turisti o pellegrini in arrivo almeno l’impressione di una città civile.

Siccome finora non ci si è andati nemmeno vicino, tra le mille forme di inefficienza e le troppe persone senza fissa dimora che si sistemano dove capita e campano di espedienti, persino un sindaco «de sinistra» come Roberto Gualtieri è costretto ad attivarsi. Ovvero, come si dice qui a Roma, a darsi una mossa.

Che diamine, compagno!

Tutto tranquillo, dunque? Manco per idea. Benché Gualtieri sia un canonico esponente del Pd – con dei trascorsi che iniziano da giovanissimo già negli anni Ottanta e poi si snodano in un lungo percorso di cariche elettive e di altri ruoli di spicco – il sindaco finisce nel mirino dei vertici nazionali del partito.

Marta Bonafoni, al fianco di Elly Schlein in qualità di «Coordinatrice nazionale della sua segreteria, con delega al Terzo Settore e ai rapporti con le associazioni», dà fuoco alle polveri e si lancia nell’invettiva. O nel sermone.

«Il maxi sgombero di questa mattina a viale Pretoriano – scrive in un comunicato ufficiale – è un fatto grave e allarmante. Non possono essere gli sgomberi improvvisi, possibili cancellate di difesa, tentativi di cancellazione degli esseri umani più fragili gli strumenti di fronte alla marginalità e al disagio crescente.

Abbiamo la responsabilità di trovare rapidamente risposte concrete nel rispetto delle tante persone che non hanno fissa dimora e che vivono la strada come unica possibilità. Non è cacciandole che costruiremo un’alternativa degna di questo nome». Eccetera eccetera.

La classica filippica dei progressisti. Zeppa di nobili auspici e vuota di soluzioni reali. Il solito libro dei sogni. Anzi: il depliant dei sogni (posticci) con cui il Pd e affini cercano di abbindolare gli elettori più ingenui.

Quelli che muoiono dalla voglia di sentirsi buoni. A patto, si intende, che le conseguenze pratiche delle loro assurdità altisonanti, ma campate per aria, non si scarichino direttamente su di loro.

O almeno: non troppo.

A San Lorenzo, infatti…

Sgomberati, yes. Ma, ovviamente, mica volatilizzati.

Se li togli da dove stavano, e non li collochi in una sistemazione più adeguata, è chiaro che te li ritroverai altrove. Più o meno con le stesse modalità. O comunque con le stesse controindicazioni: che sono quelle di chi oscilla di continuo tra l’indigenza e la microcriminalità.

Più che risolto, quindi, il problema è scansato. E nemmeno di molto.

«L’effetto domino – ha scritto il Corriere della Sera martedì scorso – è già scattato: dopo lo sgombero di viale Pretoriano alcune persone senza fissa dimora si sono spostate a San Lorenzo, tra piazza dei Siculi e il Parco dei caduti.

Nel frattempo, i residenti continuano a raccogliere firme per protestare contro la realizzazione di un polo di accoglienza in un immobile di Rfi a Porta San Lorenzo, vicino al tunnel di Santa Bibiana».

D’altronde, e non dovrebbe nemmeno esserci il bisogno di dirlo, la questione non si esaurisce certo nei luoghi in cui questi sbandati si mettono a dormire o depositano i loro miseri averi.

Ma di giorno cosa fanno?

Niente affatto: l’aspetto decisivo, e pericoloso, è ciò che fanno da svegli. Come trascorrono il loro tempo. Con quali obiettivi: di sopravvivenza o di affermazione. Di affermazione e di sopraffazione. Consumata ai danni di chi è così sfortunato da trovarseli contro e, come è normale pressoché per chiunque, non essere in grado di difendersi.

Torniamo all’inizio, allora. Gli sgomberi di questo tipo non sono solo necessari. Sono doverosi. E ciò che va messo sotto accusa non è il ricorso a misure drastiche, peraltro limitate e tardive, ma ciò che ha determinato il dilagare del degrado che affligge Roma e non solo.

L’accoglienza «sempre e comunque» è un dogma appeso al nulla. Una suggestiva fantasticheria per gli illusi che ci credono davvero. Un inganno deliberato da parte di chi ci specula sopra, economicamente e/o politicamente.

È questo, ciò che andrebbe «sgomberato» una volta per tutte. È l’intreccio perverso tra stupidità e cinismo.

Gerardo Valentini

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