Il «dissing» estivo tra Maria Rosaria Boccia e l’ex Ministro Gennaro Sangiuliano, conclusosi con le dimissioni di quest’ultimo e una querela alla prima, che non ha lesinato pressioni e condizionamenti personali e intimi all’esponente del Governo, pur di conseguire il ruolo che aveva ambito, e che, vista la pericolosità del personaggio, incauto persino nel pubblicare video di luoghi istituzionali, gli è stato giustamente precluso, ci ha portato la nomina a Ministro della Cultura di Alessandro Giuli.
La carta stampata e i programmi Rai
Giornalista e collaboratore di diverse testate giornalistiche, da Linkiesta al Foglio, direttore di Tempi (la rivista di Comunione e Liberazione) fino al 2017, già presidente del Maxxi fino all’approdo istituzionale, Alessandro Giuli si è fatto conoscere al grande pubblico per i programmi in Rai, di attualità da Povera Patria (dopo chiamato Patriae) a Seconda Linea (con l’ottima Francesca Fagnani di Belve), e di cultura come Vitalia (2021-2022).
Autore di diverse pubblicazioni, il suo libro più recente si intitola
Come neodirettore del Museo Maxxi è stato coinvolto nella polemica seguita alla partecipazione di Vittorio Sgarbi in una serata pensata per il cantautore Morgan dal nome evocativo (di colpi di Stato neofascisti) di «Piano Solo».
Il linguaggio triviale di uno Sgarbi che si è lasciato andare più del solito, è stato appena attenuato dal riferimento a Moravia (riguardo l’organo genitale maschile come «strumento di conoscenza») di Giuli.
Ha fatto molto scalpore leggere nella biografia del neoministro la sua militanza da adolescente nel gruppo fondato da fuoriusciti missini, Meridiano Zero, autoscioltosi nel 1993 per sfuggire alla coeva operazione Runa in applicazione del decreto Mancino sulla discriminazione razziale.
Difficile collegare l’esperienza politica del neoministro con quella di alcuni suoi esponenti e con quella del fondatore del Movimento, Rainaldo Graziani che, peraltro, ha recentemente preso pubblicamente le distanze dalla parabole del primo, anche perché al momento dello scioglimento, Alessandro Giuli è ancora minorenne.
Il retroterra culturale di Alessandro Giuli
Più interessante indagare sul retroterra culturale di Meridiano Zero, che prende il nome dalle opere dello scrittore Ernst Jünger, eroe della prima guerra mondiale, che non aderì al partito nazionalista (ed era vicino agli ambienti che nel 1944 organizzarono l’attentato al fuhrer), pur condividendo inizialmente le istanze belliciste e lo spirito aristocratico che sembrava permearlo.
In seguito la sua polemica si è spostata sulla ribellione alla civiltà della tecnica e alla riscoperta di quella libertà interiore di fronte ad un automatismo spersonalizzante.
Poco studiato, infine, il suo pensiero pacificatore (La Pace), improntato alla consapevolezza dei destini comuni di tutti i popoli del pianeta da cui nascerà una nuova visione teologica e sinodale, capace dal fermento di quella che lui chiama guerra civile mondiale.
Istanze innovative, e attuali, che si legavano in quegli ambienti alla riscoperta della Tradizione spirituale primordiale, declinata da autori come Evola e Guenon.
Per quanto riguarda Julius Evola, Alessandro Giuli ne ha scritto sulle pagine di Barbadillo, che lo considera «giornalista evoliano», ed è un autore su cui si sono formati diversi filosofi e uomini di cultura conservatori, come Marcello Veneziani.
Lo stesso Sgarbi, oltre a promuovere la mostra dedicata all’autore dal titolo lo spirituale nell’arte, come sindaco di Sutri a dedicato una strada proprio a Julius Evola. Vicino all’Anfiteatro, a pochi passi da dove si dice fosse nato Orlando il Paladino, parente di Carlo Magno, e archetipo del cavaliere cristiano, a pochi passi dalla Chiesa paleocristiana della Madonna del Parto, sorta in un mitreo, e simbolo di quel trapasso dalla religione pagana a quella cristiana.
A pochi possi si trova anche l’ex Chiesa di Santa Maria del Tempio, poi di San Giovanni (oggi sconsacrata). Luogo più che evocativo, anche se colpevolmente poco conosciuto, persino dai romani.
Le tradizioni dei popoli italici
Il fermento della cultura di destra è stato poco studiato, ha istanze diversificate e spesso contraddittorie, dal futurismo (studiato ad esempio da Giordano Bruno Guerri) al tradizionalismo guenoniano (Pierangelo Buttafuoco, Franco Cardini), ed Alessandro Giuli, evidentemente, nella sua parabola professionale, ne ha incarnato parzialmente le istanze.
La sua ultima trasmissione, Vitalia, sorprende per l’audacia di riproporre le tradizioni ancestrali dei popoli italici, attraverso le vestigia conservatesi nei secoli in tutta la penisola.
Si coglie tutto l’interesse per i riti di solstizi ed equinozi che permea ancora molta cultura giovanile di area (cosiddetta non conforme, culturalmente alienatasi dai riferimenti istituzionali), l’ispirazione estatica di declamare in latino vecchi carmi, suonando strumenti a fiato di concezione premoderna, anche se i riferimenti sono difficili da cogliere per il pubblico da mass media.
Sorprende che una tanto spiccata attenzione verso il mondo gentile e la sua spiritualità, che ne farebbe un moderno Apuleio, si sia coniugata con la direzione di un giornale come Tempi, non solo cattolico, ma concettualmente vicino al rigore speculativo di Joseph Ratzinger.
Una dialettica spirituale
Lo iato tra paganesimo e cristianesimo, esemplificato da quello scalino che fu la storia di Costantino, è stato oggetto di numerosi studi e sviscerato sotto diverse lenti.
Tuttavia, è innegabile che la polemica culturale del cristianesimo come svirilizzatore dei popoli (Nietzsche), o come distruttore dell’Impero romano antico, oltre ad aver permeato la storia occidentale, è stata incubata principalmente nella cultura di destra, relegata ai margini della modernità, che pur si fonda su una (pretesa) antitesi con il cristianesimo.
Non in prima istanza con i suoi valori, di cui porta avanti una versione spuria che ha finito per contraddirli, ma con la confessionalità. Da ciò, l’attualità della storia romana, il declino del mos maiorum, la successiva cristianizzazione dell’Impero, preceduta dalla restaurazione del Sol Invictus, il simbolismo dell’Arco di Costantino.
Sono temi affascinanti, non solo dal punto di vista culturale, e nella consapevolezza che la declinazione della cultura è ideologia politica.
Per esempio, il rapporto tra verità (attualmente quella scientifica) e rispetto delle minoranze, così come si è declinata nel periodo del Covid, che cultura politica ha prodotto, quale modello ha fatto emergere, magari quello di una democratura (sistema che conserva solo l’apparenza esteriore della democrazia)?
L’ultimo esame del corso di laurea
Per questo questo quando ho letto dell’ultimo esame (per cui si preparava da quasi due anni) di Alessandro Giuli, «Teoria delle dottrine teologiche», con cui ha scelto di laurearsi, concludendo un percorso non certo necessario per l’affermazione professionale, e nemmeno per far tacere i detrattori (gli è stato imputato a discredito la mancanza di laurea, senza sapere del suo coevo percorso universitario), ho intuito che quella fosse la chiave per comprendere il background filosofico dell’attuale Ministro.
Nello specifico la tesi che sarà discussa a gennaio, riguarda la transizione dal paganesimo al cristianesimo, e sarà principalmente su Costantino.
Se potrò, su gentile concessione del Ministro, ne farò una recensione su queste pagine.
Armando Mantuano