L’Italia riparte. Non ancora, ma a breve, dopo Pasqua dovrebbe iniziare la Fase due, quella post lockdown. Questo quanto trapelato dal vertice Conte-Comitato scientifico.
La fase due, la ripartenza della nostra Nazione, vedrebbe due cicli. Un primo periodo si materializzerebbe con aperture solo per alcune attività produttive (filiera agroalimentare e sanitaria, forse meccanica e logistica), mentre un secondo periodo sarebbe costituito da una rimodulazione delle misure per spostamenti e uscite assieme alla riapertura in toto delle attività produttive e commerciali.
Questo, in sintesi, quanto trapelato dal vertice tra il premier Conte e i tecnici del Comitato tecnico Scientifico, incontro organizzato in vista della scadenza delle misure di contenimento fissata per il 13 aprile.
Non sono ancora state diffuse date per l’inizio della Fase due e la linea ribadita sarebbe quella della «gradualità e prudenza» nelle riaperture. Il 9 o 10 aprile dovrebbe vedere la luce un nuovo Dpcm che dovrebbe estendere lo status quo almeno fino al 18 aprile, nel frattempo virologi ed esperti vorrebbero vedere dati confortanti così da suggerire un inizio dell’allentamento delle misure.
Entrata in funzione degli ospedali Covid e potenziamento della sanità territoriale in tutto il Paese: queste le condizioni necessarie, praticamente imposte dal Comitato scientifico, per sperare in una ripartenza che non nasconda insidie e si trasformi in una falsa partenza che porterebbe conseguenze disastrose dal punto di vista sanitario ed economico, poiché a quel punto si renderebbe necessario ripartire da zero.
Insomma, andrebbe sprecato tutto il tempo trascorso sin ora dall’inizio della pandemia, riprenderebbe vigore il Covid-19, con conseguente risalita di malati e morti: un disastro per tutti noi e un colpo di grazia all’economia in fortissimo affanno.
Con la fase due resta ancora lontano
il ritorno alla normalità
Questi sono stati gli argomenti sul tavolo riguardo all’avvio della Fase due. E allora, per ripartire in sicurezza, dovranno essere rigorose le misure di distanziamento, obbligatorio l’utilizzo di presidi: insomma verranno stabilite ed imposte regole ferree che dovranno essere applicate scrupolosamente così da garantire lavoratori e cittadinanza.
Nell’incontro si è parlato anche dei test sierologici e dei tamponi: dovranno essere stabilite linee chiare e standardizzate per tutto il territorio nazionale, che al momento non ci sono. Solo con metodiche uguali in tutta Italia per quanto riguarda prelievi e tecniche analitiche si potrebbero avere risposte uniformi su tutto il territorio dello Stato.
Il rischio maggiore, come accennato sopra, è costituito dalla malaugurata ripresa dei casi, dal rinvigorirsi del virus se si dovesse sbagliare qualcosa.
Piedi di piombo dunque e riapertura ben calibrata. La posta in gioco è notevole: vanificare i risultati raggiunti fino a questo punto.
Quindi, almeno per la prima fase della ripartenza, l’allentamento riguarderebbe tutti quei negozi che non prevedono assembramento di persone in spazi ristretti.
Pertanto niente via libera a bar, ristoranti, locali per il divertimento, cinema, teatri, stadi. Infatti il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora proporrà l’estensione del blocco delle competizioni sportive fino al 30 aprile.
C’è poi un’ipotesi al vaglio del Governo di procedere gradualmente per fasce della popolazione. Verrebbe concessa più libertà di movimento, soprattutto per motivi legati al lavoro, ai giovani ed alle donne, categorie che hanno dimostrato più resistenza al virus. Gli anziani, ovviamente, sarebbero «liberati» per ultimi.
Comunque vada, qualunque siano le decisioni, la certezza di un inasprimento dei controlli e della repressione degli spostamenti non necessari vede tutti d’accordo. Dall’analisi di tutto quanto emerso, sembra plausibile una data ipotetica attorno a metà maggio per l’inizio di un graduale e lento ritorno alla normalità.
Lino Rialti
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