Durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi, pacchiana e assolutamente inadeguata per inaugurare l’evento sportivo, si è segnalato un attacco alla religione cristiana che, per come è stato confezionato, insegna molto su quella cultura occidentale, di cui la Francia si vorrebbe fare alfiere.
Lo stile pomposo francese è travalicato irrimediabilmente nel pacchiano, se non nel ridicolo. Un guazzabuglio di stili, generi, esibizioni, ha coperto la sfilata delle squadre olimpiche. Nessun filo conduttore, nessun significato da veicolare, e tutto un gran baccano ha sovrastato una cerimonia che sarebbe pensata per trasmettere lo spirito olimpico secondo la storia e la particolarità del paese ospitante. Non c’è stata traccia né dell’uno né dell’altra. Un’occasione sprecata, e tanta voglia di non seguire l’appuntamento olimpico.
Difficile trasmettere qualcosa se non si riesce nemmeno a pensarsi come paese. Svuotato di ogni identità il corpo trans alpino si è trasformato in un ballon gonflè.
A margine di tutto ciò, l’esaltazione e l’ostentazione del trans genderismo sembra quasi consequenziale e sarebbe stato assolutamente materia inerte e anche noiosamente recepita se non si fosse declinata nell’immancabile rappresentazione beffarda del cristianesimo.
La parodia de «L’Ultima Cena»
Dopo la grottesca (e di cattivo gusto) rievocazione del supplizio della Regina Maria Antonietta, di certo una pagina buia della storia francese (si veda la fine atroce fatta fare al delfino), la ripresa della cerimonia vira in un ambiente interno, un grande tavolo che è anche passerella, in cui l’inquadratura si restringe su un gruppo di drag queen, travestiti e uomini in succinti abiti di pelle che circondano una bambina.
Da lì la telecamera insegue la performance di un personaggio con seno, capelli lunghi biondi e barba bianca che balla musica da discoteca, poi la musica si calma diventa una nenia che è cantata da un tizio che sembra un puffo con grappoli rossi al posto dei capelli e la barba gialla.
La descrizione ufficiale ci informa che è il dio greco Dionisio. Successivamente i suddetti personaggi con la loro postura dietro al tavolo rievocano l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.
I messaggi social si sono soffermati su quest’ultimo frame, in un’ondata di indignazione che raramente si era vista. Difficilmente l’opportunità di un’olimpiade, da passerella per il paese ospitante, si può trasformare in boomerang per lo stesso. Tuttavia, un’analisi del contesto in cui ciò è maturato, nonché dei riferimenti rievocati, offre un quadro ancora più implacabile della situazione della Francia moderna.
Cristo/Dionisio
L’ateismo per nutrirsi ha bisogno di screditare le religioni considerate antagoniste. Obiettivo principale è ovviamente il cristianesimo, verso cui si cerca di convogliare tutto l’antagonismo sociale possibile, e allo stesso tempo, suggerire la sua mancanza di originalità. Il connubio Dionisio, neopaganesimo, ideologia queer, si presta allo scopo.
Non a caso il dio del vino si presenta come pietanza esso stesso prima della rievocazione dell’ultima cena di Leonardo, opera al centro del contestato thriller complottistico il Codice da Vinci ambientato in Francia e la cui trama si intreccia con una Maria Maddalena capostipite della linea regale francese.
È noto come per alcuni la vita di Dionisio presenti alcune analogie con quella di Cristo, tanto da provare a far apparire quella un prestito alla storia cristiana.
Polemiche non nuove, già nell’antichità affrontate dagli autori cristiani, che, da un lato sottolineavano l’unicità del cristianesimo, e dall’altro spiegavano le parziali somiglianze che si potevano trovare, frammentate in diverse tradizioni, come una preparazione provvidenziale alla novità cristiana.
Al di là delle speculazioni intellettuali, comunque, nel contesto queer, Dionisio non può che rappresentare l’esaltazione del piacere e dell’orgia sessuale disordinata e caotica, su cui l’elemento classico vorrebbe dare una patina per coprire l’evidente volgarità.
Certamente non una buona pubblicità per qualsiasi istanza lgbtq+ come non penso lo siano nemmeno i gay pride. Anzi, ciò a cui contribuiscono è funzionale alla percezione di una categoria (e già questo è sbagliato) per nulla discriminata o culturalmente minoritaria, che si fa alfiere dell’erotismo spinto e frivolo.
La Francia bandiera di cosa?
Questa triste rappresentazione riflette il vuoto di senso che attanaglia un paese, con il caos delle ultime elezioni che ne è conseguenza.
Non a caso di fronte all’evidente impotenza di essere protagonisti rispetto agli eventi epocali che si stanno succedendo in maniera sempre più repentina, Macron ha risposto inserendo l’aborto in Costituzione, oltre ad uscite in politica estera tra l’irresponsabile e il temerario.
Si ricorda, peraltro, che la Francia ha vietato il velo per le atlete arabe, e questo, unito alla ridicola rappresentazione dell’Ultima cena (a proposito ridateci la Gioconda), si pone ancora più in contraddizione con una presunta (e impossibile) neutralità in tema spirituale.
Purtroppo però a questa deriva francese non può dirsi estranea l’Ue, come tutto l’occidente.
Ora, ci si chiede, nella ubris dell’esaltazione di diritti individuali, quantomeno controversi, come avrebbero riprodotto il diritto all’aborto? Con la raffigurazione di Moloc, a cui, nell’antichità, si sacrificavano i bambini?
Chissà se questa rievocazione delle radici pagane di certe rivendicazioni sociali, faccia chiarezza rispetto ai riferimenti culturali di un mondo, del quale, al massimo, siamo portati a ripetere gli slogan.
Armando Mantuano