MILANO

L’aborto non ti piace?
All’Università non puoi parlare

Il 26 novembre all'Università Statale di Milano i collettivi di sinistra hanno impedito lo svolgimento di un convegno pro vita

 

Chi non la pensa come te non ha diritto di parola. È accaduto ancora una volta il 26 novembre all’Università Statale di Milano dove i collettivi di sinistra hanno interrotto l’incontro «Accogliere la Vita. Storie di libere scelte».

26 novembre, Università Statale di Milano. Un'immagine dei contestatori del convegno «Accogliere la Vita»L’evento era organizzato da Obiettivo Studenti, una compagine studentesca vicino al Movimento Comunione e Liberazione, mentre il gruppo di facinorosi entrati in azione gridando «Ciellino aborto mancato» fa capo a varie sigle: Udu, Rebelot, Cambiare Rotta, Organizzazione Giovanile Comunista.

L’università non è più un luogo di dibattito. Se alcuni giovani promuovono l’indottrinamento e rifiutano il confronto, non lasciano la parola, a cosa servono le manifestazioni, le occupazioni?

Il raid compiuto dalle rappresentanze studentesche di sinistra scredita le battaglie che si sono intestate: boicotti Leonardo perché ti opponi al genocidio a Gaza e disumanizzi l’avversario? Studia Hannah Arendt, sviluppa un pensiero critico. Ti opponi al diritto penale del nemico e poi lo applichi quotidianamente?

Dici di essere pro choice e poi impedisci l’espressione, la diffusione di storie?

Il tema di «Accogliere la Vita»

Una delle relatrici del convegno ha scritto una stupenda lettera ai «contestatori» tramite il quotidiano Avvenire. Lei ha spigato che l’incontro era focalizzato sulla testimonianza di alcune mamme che, tra mille difficoltà, e diagnosi infauste, hanno scelto di portare avanti la gravidanza. Storie belle che testimoniano l’aiuto concreto di tante strutture e associazioni, quelle che si vorrebbero tenere lontane dai Consultori.

A chi interrompeva la storia di tante mamme, spesso migranti, era stato fatto notare che il tema non era certamente l’accesso all’aborto. Inutilmente

L’accusa era quella di essere per l’abrogazione della 194, salvo poi dire che è una legge atroce, e quindi confermando la volontà implicita di abrogarla.

Insomma, di aborto qualcuno non può parlare. Inoltre, sappiatelo, per questi signori le abrogazioni sono buone o cattive a seconda di chi le propone.

Con ciò sembra potersi concludere che l’arsenale ideologico contro i movimenti per la vita, si riduce all’esclusione ad personam, dove a sparire, ovviamente, è prima di tutto il nascituro.

Le «imprese» dei contestatori

Se nel merito c’è questa evidente aporia, nel metodo si trovano significative conferme. L’azione era pianificata: disturbo di un gruppetto infiltrato all’interno che poi ha aperto le porte per l’ingresso degli assalitori. Un rappresentante delle istituzioni travolto, l’impianto elettrico manomesso.

Un ragazzo, probabilmente uno degli organizzatori dell’evento, fatto bersaglio, fino a versargli in testa l’acqua di una bottiglietta sottratta al tavolo dei relatori, pericolosamente vicino all’impianto audio.

Urla per coprire la voce degli ospiti — «vi fate coprire dalle istituzioni» —, slogan fortemente offensivi, minacce e bestemmie.

Il tutto per buoni 40 minuti, fino a che l’addetto alla sicurezza dell’Università gli ha detto: «bene avete detto la vostra, ora volete far parlare loro» (deja vu), scatenando, per la rabbia malcelata dei «contestatori», l’applauso fragoroso della sala, fino a quel momento in composto silenzio, immune dalle pesantissime provocazioni.

Una lezione, gratis, di democrazia, di reale testimonianza di principi, di gerarchia dei valori in gioco.

I video sono impietosi, da un lato studenti che osservano un cabaret fuori programma, senza mostrare quella paura che vorrebbero incutere ai pro life.

Dall’altro slogan e comportamenti violenti — da chi non manca di dichiararsi «non violento», pensare gli altri —, parole sconclusionate, mancanza di rispetto gratuita verso istituzioni e volontari in ambito medico, trascuratezza della condizione delle mamme in difficoltà. Uno spettacolo certamente patetico.

Il clima dei Consultori

Il personale dei consultori contesta la partecipazione dei volontari pro vita prevista dalla legge 194C’è certamente poco da stare allegri. Si è svelato il vero volto di chi vuole escludere coloro che si impegnano per sostenere la vita e le mamme in difficoltà nei Consultori.

Nei quali, sia pure con una dialettica certamente migliore degli improvvisati esponenti dei Collettivi universitari, si assiste già a una pratica discriminatoria portata avanti, come già visto, con motivazioni astruse, poco coerenti e pretestuose.

È semplice: non c’è scelta e non si può essere pro choice se si nega persino l’espressione di un’alternativa all’aborto. L’automatismo monocorde, quello che impedisce l’ascolto di altre voci — o ne è terrorizzato, letteralmente, vista la paura generata dalla proposta di legge del battito cardiaco del nascituro —, fa delle Asl un abortificio.

Povere mamme che si avvicinano a un Servizio Sanitario così ridotto.

Non può che preoccupare, insomma, questo clima, che non permette l’applicazione della Legge 194 nel suo impianto di sostegno alla vita, svuotandone di fatto premesse e contenuti, portando avanti un’agenda politica sempre più aggressiva che dirotta dal vero confronto e silenzia il pensiero critico. Si direbbe: la logica dei padroni.

Armando Mantuano

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