Con l’apertura della Porta Santa presso la Basilica di San Pietro, il 14 dicembre Papa Francesco da dato l’avvio al Giubileo 2025. Accanto alla spiritualità si muove nella Capitale anche un mercato parallelo dei souvenir religiosi: quello del falso devoto, dell’imprenditore improvvisato, del crocifisso stampato in serie e del rosario prodotto a migliaia, non in preghiera ma in fretta.
Le forze dell’ordine, negli ultimi mesi, hanno smascherato un commercio parallelo che non ha nulla di celeste. A fare le spese di questa corsa al profitto sono la legalità, la sicurezza dei consumatori e persino l’immagine del Papa. La Guardia di Finanza ha effettuato numerosi sequestri di souvenir religiosi non autorizzati, venduti soprattutto nel centro storico della Capitale e nelle zone più frequentate dai turisti.
Rosari, crocifissi, braccialetti
Tra i prodotti ritirati figurano rosari, crocifissi, braccialetti, portachiavi e medagliette che riproducevano simboli ufficiali della Santa Sede, come la «Tiara papale» e il logo del Giubileo 2025 «Pellegrini di speranza», senza alcuna autorizzazione. Oltre alla violazione della proprietà intellettuale, molti degli oggetti sequestrati presentavano materiali non conformi alle normative europee, con potenziali rischi per la salute pubblica.
In una delle operazioni più rilevanti, sono stati individuati oltre 100mila articoli religiosi contraffatti, portando alla denuncia di quattro cittadini di origine cinese. Altri interventi hanno portato alla scoperta di magazzini e depositi clandestini, come nel caso di un blitz nell’area dell’Esquilino, dove erano stoccati sei milioni di gadget irregolari, e in zona Borgo Pio, dove sono stati sequestrati 350mila articoli falsi pronti per la distribuzione.
La vendita di questi oggetti, spesso a prezzi bassissimi, rappresenta un mercato parallelo che danneggia i produttori autorizzati e inganna i visitatori, molti dei quali acquistano tali prodotti convinti della loro autenticità.
Un business milionario
Si tratta di un business milionario, spesso gestito da organizzazioni ben strutturate, che puntano a intercettare l’enorme afflusso di fedeli previsto per l’evento. È un mercato che trae profitto dalla fede, ma che trasforma la spiritualità in business e i simboli sacri in plastica senza anima. Un paradosso amaro in una città che, ogni giorno, è insieme capitale di religione e furbizia.
Le autorità raccomandano ai pellegrini e ai turisti di affidarsi esclusivamente ai canali ufficiali per l’acquisto di souvenir religiosi, contribuendo così a sostenere un’economia legale e a preservare la sicurezza dei consumatori.
Oltre alla violazione del diritto di proprietà intellettuale, molti di questi prodotti non rispettano gli standard di sicurezza previsti, mettendo a rischio la salute dei consumatori. Perché la fede, quella vera, non ha bisogno di plastica scadente e marchi rubati. C’è una sacralità anche nei piccoli gesti e scegliere l’autenticità è uno di questi.
Maria Facendola