Sabato il 22 giugno si svolgerà a Roma la manifestazione nazionale per la vita. Un corteo partirà alle 14 da piazza della Repubblica con arrivo al Circo Massimo.
La manifestazione si concluderà con un concerto dei The Sun, una band dal suono gustoso e testi ispirati.
La musica dei The Sun
Difficile definire il genere musicale suonato dai The Sun. Si potrebbe definire a tratti punk, ma anche pop, costante è però l’impronta cristiana, non marcata come le band di ispirazione evangelica, ma, si può dire, implicita, nel racconto che fanno con la propria musica anche se apparentemente parla di altro.
Il gruppo è anche impegnato nel sociale, soprattutto con progetti legati alla Custodia di Terra Santa per promuovere le realtà sociali di quella terra martoriata.
Uno di questi si chiama «Un invito, poi un viaggio», ed è un pellegrinaggio musicale o un concerto itinerante aperto a chi vuole scoprire i luoghi di Gesù posti spesso al di qua e al di là dei muri. È noto come quella terra viva particolarmente del turismo religioso.
L’analogia della vita
Quello che viene spesso rimproverato alle manifestazioni pro vita, è il fatto di non prestare la dovuta attenzione alle tante vite spezzate dalle guerre (in cui spesso l’occidente è attore), per concentrarsi sulle scelte individuali delle donne. Insomma, l’aborto come l’eutanasia non riguarderebbero la sfera pubblica.
Eppure ciò è falso e smentito dall’ assistenza sanitaria pubblica richiesta ormai per l’uno e per l’altra. Al di là di ciò, comunque, associare la difesa della vita nel grembo materno a quella distrutta dalle guerre, permette di dissociare certe manifestazioni politiche (nel senso alto del termine, comunque non partitiche) dall’immaginario neocon, ossia imperialistico (nella declinazione occidentale), che le avvolge.
Dall’altro lato unire le battaglie mette in seria difficoltà alcune femministe (vedi la lettera ad una femminista piombata su un palco per la vita), la cui articolazione è speculare, ossia opposta (no guerra si aborto).
Analogia entis
Volendo andare più in là, e utilizzando un termine filosofico per esprimere alcuni concetti assoluti, si può fare un discorso analogico parlando di Palestina e smontando anche molti luoghi comuni. Infatti:
- esiste il popolo palestinese, ma non è riconosciuto lo Stato palestinese;
- è un territorio completamente dipendente da un altro Stato, che può farlo morire impedendo gli accessi dei beni di prima necessità;
- il suo riconoscimento è scoraggiato sulla scorta che attenta la vita e l’esistenza dell’altro Stato di cui sopra, invero nato, riconosciuto e con una storia anche lunga.
Il termine persona che, come uso comune, serve a definire ogni essere umano in vita, viene utilizzato in maniera analogica anche per le società, che sono persone giuridiche: tanto più lo Stato che è la massima forma di società omogenea può aspirare quindi a detto riconoscimento.
Per quanto riguarda il nascituro assistiamo ad una consapevole negazione di questo dato di natura (essere umano individuato e vivo), per evitare le conseguenze, anche morali, di alcune scelte che, nella migliore tradizione occidentale (è ironico), dobbiamo rendere più superficiali possibile, raggiungendo un’indifferenza che scambiamo per libertà.
Purtroppo è ostico ammetterlo, ma è la stessa logica che ci fa digerire i massacri per presunte ragioni di Stato, rendendoci incapaci di distinguere e di percepire la pur minima proporzionalità.
Il nodo della Palestina
Bandiere palestinesi alla manifestazione? Metto il titolo in forma interrogativa perché ho avuto solo alcune voci a riguardo, e non sono sicuro gli organizzatori lo permetteranno, ma sarebbe interessante che sventolino anche bandiere palestinesi alla Marcia per vita.
L’organizzazione dell’evento, anche se composta di diverse anime, ha al suo interno addirittura una candidata di Fratelli d’Italia, e non è un mistero che Giorgia Meloni abbia in passato anche partecipato all’evento.
Come anche Pillon, sostenitore indefesso, senza se e senza ma, della politica israeliana. L’esposizione delle bandiere palestinesi (di routine in altri ambiti) porterebbe la compagine di governo a valutare anche le differenti anime che possono formare il suo bacino elettorale e, quindi, a rivalutare certi atteggiamenti oltranzisti.
Rimane il divieto, nella manifestazione, di bandiere partitiche o politiche, mentre è tradizione che vengano esposte quelle delle nazioni dei gruppi che vengono dall’estero (numerosa la presenza polacca).
Chissà, quindi, come si reagirà, nel caso ci fosse davvero l’esposizione della bandiera palestinese: se verrà vista come provocazione, e con tale pretesto rimossa, oppure si produrrà quell’esperimento di trasversalità, impossibile in altre piazze.
Armando Mantuano