SCUOLA ED EDUCAZIONE

Il caso di cronaca
che ci induce a riflettere

La vicenda della docente arrestata a Castellammare di Stabia, con l'accusa di aver tenuto comportamenti di natura sessuale con alcuni alunni della scuola media, ci spinge a riflettere sul tema dell’abuso infantile.

 

di Alessia Giannatempo

Il caso della professoressa che lo scorso 15 gennaio 2025 è stata arrestata a Castellammare di Stabia con l’accusa di «molestie sessuali» su minori, ha lasciato l’Italia stupita e interdetta.

Il caso della professoressa arrestata a Castellammare di Stabia con l’accusa di «molestie sessuali» su minori, ha lasciato l’Italia stupita e interdettaSecondo le ricostruzioni effettuate dalla Procura, la donna avrebbe molestato gli alunni fin dall’ottobre 2024, all’interno di un’aula chiamata «la saletta» dove avrebbe iniziato a fare loro domande intime e poi mostrandogli video pornografici.

Tralasciando l’aspetto investigativo, tuttora in corso nelle sedi competenti, l’attenzione dovrebbe concentrarsi su due particolari aspetti della vicenda: il trauma da abuso sessuale infantile da un lato e, dall’altro, il lato della consapevolezza.

Restando comunque scevri da pregiudizi di sorta, dovremmo quindi cercare di analizzare il contesto attuale in modo obiettivo, mirando ad individuare soluzioni adeguate e rispondenti alle esigenze emerse.

Il tema dell’abuso infantile

L’abuso infantile rappresenta una grave violazione dei diritti dei bambini, con ripercussioni profonde sul loro benessere e su quello dell’intera società. L’American Psychological Association lo definisce come «qualsiasi forma di danno inflitto a un minore da un genitore o da un’altra figura di riferimento, distinguendolo in abuso fisico (atti di violenza), sessuale (violazione o sfruttamento), psicologico (causa di stress emotivo) e negligenza (carenza di cure essenziali)».

A tal proposito il Ministero della Salute, in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e altre agenzie delle Nazioni Unite, ha identificato nel 2014 i maltrattamenti infantili come «ogni forma di abuso e trascuratezza agita nei confronti di individui di età inferiore ai 18 anni».

All’interno di questa definizione, sono compresi: maltrattamenti fisici ed emotivi, abusi sessuali, abbandono, trascuratezza di ogni sorta, e sfruttamento dei minori a fini monetari o di qualsivoglia altra natura, considerando perciò le azioni che ledono la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo o la dignità del bambino all’interno di un contesto di responsabilità, fiducia o potere.

Una definizione sicuramente estesa in cui rientrano anche situazioni come l’esposizione alla violenza domestica tra i partner, nota come violenza «assistita» in quanto non vissuta in maniera «diretta».

Inoltre, è considerata una forma di abuso psicologico e sessuale (non da contatto) l’esposizione dei minori a contenuti o situazioni sessuali inadeguate alla loro età. Compresa la visione di atti sessuali tra adulti, l’accesso a materiale pornografico o il coinvolgimento in conversazioni esplicite, con possibili conseguenze negative sullo sviluppo emotivo, relazionale e psicologico del bambino.

L’Oms riconosce che tali esperienze possono interferire con la costruzione di un’identità sessuale sana e con la capacità del minore di sviluppare relazioni affettive equilibrate.

L’evoluzione del contesto

Questo doveroso preambolo lascia perciò spazio a doverose e necessarie riflessioni. La società moderna è in rapida, continua evoluzione e cambiamento, ed impone, quindi, inesorabilmente tempi e ritmi più rapidi di valutazione e decisione, dai quali non ci si può sottrarre, proprio perché si generano di continuo nuove mode, pericoli sinora inediti, che richiedono cambi di paradigma nelle idee e nei processi educativi.

In questa modernità che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito giustamente liquida, ai più da un lato appare «giusto» adattarsi ad alcune pratiche correnti, proprio in virtù di queste «imposizioni» della modernità, come il fornire un telefonino ad un bambino, permettergli di navigare liberamente in rete, di iscriversi ai social network.

D’altro canto, tuttavia, restano delle lacune di forma che in un certo qual modo generano, di contro, dei processi disadattivi, di mancato corretto posizionamento nei confronti di eventuali problemi.

L’importanza della consapevolezza

Ed ecco dunque il secondo aspetto degno di nota, che è quello della consapevolezza.

Se da un lato ci si aspetta che la naturale progressione preveda un adattamento a questa velocità incalzante, dall’altro si evince come questo avvenga in modo del tutto inconsapevole e in qualche caso, si potrebbe quasi dire, sconsiderato.

Ma il passo è rapido, è inesorabile, e la modernità non «aspetta nessuno», è tiranna.

Vale dunque la pena di interrogarsi sull’opportunità di introdurre una forma di educazione sessuale nelle scuole. Un argomento che, soprattutto riguardo alle scuole secondarie di primo grado, viene spesso percepito come un tabù, quasi fosse una minaccia alla purezza e all’innocenza dei bambini.

Tuttavia, la realtà moderna, con il suo ritmo incalzante, ed il costante «bombardamento» di immagini e messaggi attraverso i media, e non solo, espone i più giovani a contenuti che non sono in grado di decifrare o comprendere appieno. Questo rende evidente come la conoscenza sia uno strumento fondamentale di protezione, non solo dai pericoli ma anche dalla disinformazione.

Il ruolo dell’educazione e della conoscenza

La domanda, dunque, è: quale tipo di conoscenza vogliamo offrire loro per aiutarli a diventare consapevoli e preparati?

Resta comunque evidente che la cattiveria e la perversione di alcune persone adulte, che in questo mondo compromettono, talvolta in modo irreversibile, la salute psichica dei più piccoli (come nel caso di cronaca), non possano né debbano trovare giustificazione in alcun tipo di «preparazione adeguata».

La condanna verso tali atrocità è, e deve rimanere, ferma e indiscutibile. Restando comunque consci di ciò, conoscere i rischi, conoscere il proprio corpo, imparare a gestire le emozioni, possono rappresentare strumenti fondamentali ed indispensabili per attivare una serie di meccanismi di protezione e consapevolezza, permettendo ai giovani di riconoscere e distinguere le varie situazioni, siano esse anche di pericolo e, quando possibile, di evitarle.

L’importanza del tema della consapevolezza in merito all’educazione sessuale, sembra essere stato compreso in diversi paesi europei, i quali hanno reso tale disciplina obbligatoria, a differenza dell’Italia e di altri cinque paesi.

Secondo il dossier rilasciato nel 2018 dall’Unesco, «l’educazione sessuale nelle scuole consente a bambini e ragazzi di sviluppare conoscenze, competenze, atteggiamenti e valori che li metteranno in grado di realizzarsi, nel rispetto della loro salute, del loro benessere e della loro dignità».

Sta emergendo una consapevolezza crescente sulla necessità di supportare lo sviluppo dei minori attraverso l’utilizzo di strumenti educativi appropriati. L’educazione sessuale non rappresenta una soluzione universale, e la sua introduzione dovrà essere graduale ed eseguita da personale qualificato nelle scuole, in collaborazione con le famiglie, fornendo così un supporto valido e mirato alla prevenzione, adeguato ai tempi.

Alessia Giannatempo psicologa

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