ELTON JOHN SBARCA DA MCDONALD’S

Se buona musica fa rima
con cattivo esempio

McDonald’s e i 2 figli di Elton John con l'utero in affitto

 

Spesso per i bambini andare al McDonald’s è solo una scusa per ricevere il regalo dell’happy meal. La formula è così di successo che capita che i bambini ricordino ai genitori come siano cambiati i gadget abbinati agli hamburgers che, invece, sono terribilmente uguali. Questo mese sono proposte delle letture di piccole biografie di persone di successo, da prendere a modello, e nello specifico, per il settore musica, sono stati abbinati due personaggi: Elton John e Aretha Franklin.

La storia del successo dei personaggi è incentrata sulla carriera musicale, con nessun accenno alla vita privata avulsa da questa. Nel caso di Elton John, però, si specifica come, oltre al successo come musicista, l’artista «si sposò e, con suo marito David e i due figli, creò la famiglia dei suoi sogni».

Strano, ma vero, si dice proprio «creare la famiglia dei suoi sogni», una frase rivelatrice, nella sua semplicità, di un atteggiamento, purtroppo generalizzato, che confonde l’interesse del minore con la prospettiva degli adulti.

Sappiamo, è storia, che i figli sono stati ottenuti con la pratica dell’utero in affitto e che il bambino, strappato dal seno della madre mentre cercava il suo seno, ha avuto un pianto così inconsolabile che il cantante, che se lo può permettere economicamente, ha fatto pervenire quotidianamente una provvista del latte materno con jet privati.

Il self made family

La storia di questa violenza è invece indice di successo per Mac Donald’s, il «creare una famiglia», equivalente all’incisione di un disco pop.

C’è, in sottofondo, il prepotente orgoglio di disfare a proprio piacimento le relazioni, modellandole sui propri gusti, e strumentalizzando i bisogni dei più piccoli a tale scopo.

La madre, ovviamente, non può essere un orpello, da sostituire, un’incubatrice, da affittare, una produttrice di latte, da mungere, e dovremmo essere lontani mille miglia da tale sfruttamento, non importa se volontario o spinto anch’esso dal bisogno (di pochi spiccioli, rispetto al business che «crea»).

Assurdo poi che lo sfruttamento dei bambini venga proposto come modello… per altri bambini che, magari, solo per ragioni anagrafiche, sarebbero portati a solidarizzare con quelli privati (e non privi) della madre.

Genitori dello stesso sesso?

Tuttavia, non si può negare che, a ben vedere, tutto il dibattito odierno, anche sul riconoscimento automatico all’anagrafe dei «genitori dello stesso sesso», vietato in Italia — come ribadito dalla circolare n.3 emanata il 19 gennaio 2023, dal Dipartimento per gli affari interni e territoriale del Ministero dell’Interno —, ruota su un profondo malinteso.

L’interesse degli adulti coinvolti, spinto da una (presunta) maggiore tutela del bambino, ha prodotto risultati provvisori e contraddittori, che finiscono per far accettare pratiche illegali e fortemente contrarie alla nostra civiltà giuridica, facendo discendere, proprio da queste, dei «diritti».

È il fenomeno del cosiddetto birth shopping che ha prodotto il turismo normativo, per cui si scegli il luogo di nascita del bambino al fine di ottenere un riconoscimento vietato nel luogo di cittadinanza degli attori.

La giurisprudenza in Italia

È noto che la Giurisprudenza, in Italia, da un lato, abbia stigmatizzato il ricorso alla «gestazione per altri», impeditiva della trascrizione perché violante l’ordine pubblico, e dall’altro abbia chiesto al legislatore di provvedere ad una tutela dei minori nati (senza loro colpa) con tale pratica.

La risposta, provvisoria, è stata l’estensione, a queste fattispecie, dell’istituto dell’adozione in casi particolari.

Ebbene, è indicativo come, nel caso in cui questa non possa avvenire, ad esempio per il rifiuto del genitore biologico, il bambino abbia il riconoscimento di un solo genitore.

Ciò, a detta della Corte comprometterebbe la propria identità, come se la genitorialità d’intenzione non fosse un costrutto sociale, in cui si valorizza la mera adesione ad una pratica tecnica di fecondazione esterna.

Ragionando in tal modo, sarebbe ancora più «tutelante» per il bambino ricevere il riconoscimento di genitori «plurimi», destrutturando un altro caposaldo della genitorialità, dopo la complementarità sessuale, ossia l’essere duale.

D’altronde il riconoscimento binario deriva proprio dalla differenza sessuale dei genitori, essendo l’umanità divisa in due generi (maschile e femminile), per cui una volta ritenuta irrilevante la differenza sessuale, non ci sarebbe motivo di individuare nel parametro numerico un caposaldo identitario della famiglia.

L’adozione come «imitatio naturae»

L’impostazione italiana dell’adozione che ricalca l’imitatio naturae (anche per la differenza d’età, art.291 c.c.) rimane quindi la più coerente nel tutelare i bambini privi di questa integrandoli una vera famiglia in tutto simile a quelle «naturali».

L’adulterazione di tale modello, sulla spinta dell’interesse dei genitori che vogliono così farsi riconoscere uno status di cui sarebbero privi, strumentalizzando la generatività artificiale anche attraverso tecniche illegali nel proprio paese, porta quindi molti interrogativi.

In realtà, la strada per aumentare la tutela in queste situazioni senza dover per forza riconoscere una genitorialità duplicativa di ruoli e riferimenti (venendo a mancare, nel caso quello maschile o quello femminile, ambedue necessari), ci potrebbe essere.

Una proposta rispettosa della logica giuridica

Si potrebbe prevedere l’istituzione di una figura di tutela, designata dal genitore biologico, e con efficacia anche qualora questo sia in vita, in caso il piccolo non sia stato riconosciuto dall’altro genitore.

Ciò consentirebbe la trascrizione per conversione del genitore d’intenzione registrato all’estero (prevedendo anche conseguenze patrimoniali in base a tale riconoscimento), adempiendo alle condizioni poste dalle Corti internazionali e dalla nostra Consulta.

Ciò permetterebbe di valorizzare al massimo l’ambito di cura, il mantenimento, l’educazione, senza sovrapposizioni con i ruoli genitoriali, evitando anche i conflitti con il genitore biologico, nella cornice propria a tali formazioni sociali, ossia l’art. 2 della Costituzione.

Il ricorso all’adozione in casi particolari e la necessità di velocizzare tale procedimento per renderlo conforme all’automaticità dei riconoscimenti esteri, ha infatti finito per snaturare tutte quelle garanzie poste a tutela del minore, quale il riconoscimento di un legame stabile (che è in conflitto logico con qualsiasi meccanicità).

Evitare che i bambini possano essere oggetto di affermazione personale e sociale, come indicato esplicitamente nella biografia di Elton John per i piccoli targata Mc Donald’s, dovrebbe essere il perno su cui sviluppare una legislazione coerente e non ideologica che abbia davvero a cuore l’interesse dei minori.

Armando Mantuano *avvocato

 

 

 

WISH FOR A BABY

L’inquietante fiera del «Bambino in Braccio» del 31 maggio 2023

Lascia un commento