Prima di leggere il saggio Tecnodestra, conoscevo Vincenzo Sofo unicamente di nome, per essere l’ex parlamentare europeo di Fratelli d’Italia che aveva conquistato il cuore di Marion Maréchal, la brillante esponente della terza generazione della famiglia politica dei Le Pen che nel 2021 è diventata sua moglie.
Il volume, in libreria per Paesi Edizioni, si è rivelato molto interessante e particolarmente utile per orientarsi nella difficile congiuntura internazionale, dove i mezzi di comunicazione mainstream non perdono occasione per confondere l’opinione pubblica «bollando» come sovranista, nazionalista —sottintendendo antieuropeo e perfino filo russo — questo e quell’altro leader politico emergente, questo o quell’altro raggruppamento politico che, per una ragione o per un’altra, risulti a loro sgradito.
Nei mesi scorsi è toccato ai vari leader in corsa per la presidenza della Romania e ora al neoeletto presidente della Polonia Karol Nawrocki. Trump e Mask fanno caso a parte e ci mettono anche molto del loro per far sbizzarrire la stampa di sinistra.
A tale attività di «disinformazione» si aggiunge l’ambiguità del termine «destra» — che se fosse possibile andrebbe cancellato dal vocabolario — con la quale si confondono non soltanto «pere e mele» ma, proseguendo nella metafora, anche ananas e l’intera varietà della frutta tropicale.
Per una destra identitaria
Occorre dunque premettere che Vincenzo Sofo si rivolge ad una destra «identitaria» — o destra «sociale» — che nell’ultimo decennio ha affrontato da opposizione la «tecnosinistra» ovvero «la stagione della tecnocrazia che professava e imponeva il dominio dei tecnici sulla politica», e che negli anni a venire dovrà confrontarsi dal governo con una «tecnodestra», ovvero con una stagione che vuole imporre il dominio della tecnologia sulla politica.
Entrambe nemiche dell’identità dei popoli europei tecnosinistra e tecnodestra sono estranee all’auspicato risveglio dell’Europa al quale è rivolta la riflessione di Vincenzo Sofo, come chiarisce il sottotitolo del libro: L’Europa politica nell’era Musk.
Il futuro della destra, correttamente intesa, si identifica infatti con il futuro dell’Europa. Nonostante l’inevitabile euroscetticismo che ancora persiste qua e là a causa dai danni commessi nel passato dai burocrati di Bruxelles, bisogna avere la forza di guardare avanti, scommettendo sui segnali di inversione di rotta scaturiti dai nuovi rapporti di forza determinati dalle elezioni europee del 2024.
Prima di affrontare, uno per uno, i diversi nodi da sciogliere per una rinascita del Vecchio Continente l’autore lo scrive chiaramente nell’introduzione al libro: «L’Europa è l’unica dimensione possibile per confrontarsi e scontrarsi, con qualche speranza di vittoria, contro le nuove forme di impero — fisiche e digitali — che mirano ad essere protagoniste della scena mondiale e spaziale».
Il compito non facile per l’Europa sarà quello di essere capace di dotarsi «di un’anima filosofica e ideologica in grado di coniugare i valori della Tradizione con le sfide dell’Innovazione».
Una via Latina nella Ue
Nell’economia del saggio, tutto da leggere e meditare, di strettissima attualità è il capitolo che Vincenzo Sofo dedica all’opportunità della creazione all’interno dell’Unione europea di una «via Latina» ovvero di un gruppo di pressione che valorizzi i comuni interessi nel bacino del Mediterraneo di Italia, Francia, Spagna e Portogallo e guidi l’espansione europea verso l’Africa. Sull’esempio di quanto realizzato da anni da nazioni appartenenti ad aree omogenee del nord Europa.
Analogamente a quanto fanno per le loro affinità alcuni paesi del nord Europa.
L’importanza che l’Europa giochi finalmente un ruolo verso il continente africano è chiara a Giorgia Meloni che si è fatta promotrice del cosiddetto «Piano Mattei», ma si scontra con le gelosie di Emmanuel Macron e la nostalgia grandeur della Francia. Con una buona dose di ottimismo ci auguriamo che il recente incontro a Roma tra i due presidenti segni l’avvio di una nuova fase.
Qualcosa intanto si muove anche nei rapporti tra Roma e Madrid. Francesco Verderami in un recente articolo sul Corriere della Sera ha raccontato che dietro la manifesta ostilità mostrata verso l’Italia dalla sinistra al governo in Spagna si sarebbe instaurato un proficuo, «sotterraneo», rapporto tra Pedro Sanchez e Giorgia Meloni teso a valorizzare i numerosi interessi comuni esistenti tra le due nazioni in sede di Unione europea.
E in Portogallo nuovi scenari si sono appena aperti. La pesante sconfitta del Partito Socialista nelle politiche del marzo scorso mette in discussione il dominio che la sinistra ha esercitato sulla politica portoghese fin dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974.
Il 5 giugno è entrato in carica un governo di centro destra guidato dal leader di Alleanza Democratica Luis Montenegro che ha formato un esecutivo di minoranza senza coinvolgere — al momento — l’altro vincitore delle politiche, il più radicale movimento Chega! di André Ventura.
Vincenzo Fratta
Vincenzo Sofo
Tecnodestra
Paesi Edizioni, pp. 231