di Adriano Minardi Ruspi
Ugo Savoia ne Il corpo di Mussolini narra le vicende successive a piazzale Loreto, dopo la «macelleria messicana», così definita da Ferruccio Parri, che aveva animato le ore successive alla morte del Duce, perché la storia e l’accanimento su un corpo morto non si esauriscono con la tumulazione ma si protraggono in una serie di accadimenti che porteranno solo 12 anni dopo alla restituzione della salma alla famiglia per la tumulazione nella cripta di famiglia di Predappio.
La narrazione segue le vicende con la struttura tipica del giallo, o meglio, di una vera e propria «spy story» che si innesca subito dopo il trafugamento della salma dal cimitero di Musocco a Milano da parte di un gruppo di giovani reduci della Repubblica sociale italiana (Rsi) capitanati da Domenico Leccisi.
Tanti attori, principali e comprimari
Le vicende raccontate da Ugo Savoia sono destinate a rappresentare uno dei primi veri gialli o misteri che accompagnarono anche i primi anni della Repubblica democratica, cui parteciparono molti attori, protagonisti o comprimari che fossero.
Il trafugamento della salma di Mussolini nell’aprile del 1946 creò, infatti, un’attenzione particolarissima non soltanto a livello italiano — il che poteva essere tutto sommato normale —, ma anche a livello internazionale per l’interessamento delle strutture militari angloamericane ancora presenti in Italia e dei servizi segreti, con l’inevitabile coinvolgimento, se non altro a livello di gossip, in particolare di Winston Churchill, già al centro dell’attenzione mediatica per le vicende legate al presunto carteggio intrattenuto con Mussolini.
Reduci che non si rassegnano
Quali sono stati gli attori di questa vicenda ricostruita da Ugo Savoia con un’attenzione particolare soprattutto sulla rappresentazione che ne venne data dalla stampa e dai media dell’epoca?
Come abbiamo detto furono moltissimi, a partire senz’altro dai reduci della Rsi, in particolare dal gruppo che si era radunato attorno a Domenico Leccisi con l’idea di compiere un gesto eclatante che in qualche modo si ponesse, almeno secondo la loro analisi, come gesto di pacificazione perché la tumulazione in terra consacrata della salma poteva contribuire in qualche modo a svelenire un clima ancora troppo surriscaldato ad appena un anno dalla fine del conflitto.
Perché quello era un periodo in cui le violenze successive al 25 aprile 1945 non si erano del tutto concluse con uccisioni e regolamento postumo di conti ancora in corso, in un clima che perpetuava in qualche modo la guerra civile e dove contemporaneamente si succedevano azioni dimostrative da parte dei reduci neofascisti che non si rassegnavano alla sconfitta e che, anzi, intendevano rivendicare il loro diritto alla presenza e alla partecipazione alla vita e alla creazione della nuova Italia anche secondo le regole della vita democratica.
Non a caso Domenico Leccisi e il suo gruppo avevano dato vita a un movimento denominato «Partito fascista democratico» in cui già nella denominazione era implicita — secondo la loro intenzione — l’accettazione della situazione creatasi con la fine della guerra e la sconfitta del fascismo.
Il ruolo degli apparati statali, interni e stranieri
Questi sono senz’altro gli attori principali ma sulla vicenda s’innestano altri comportamenti, soprattutto degli apparati dello Stato, colti di sorpresa e letteralmente impazziti dal trafugamento della salma che tentano di riprendere rapidamente in mano la situazione e organizzano quella che poi sarà definita nel 2000 da Indro Montanelli «una vergognosa caccia al tesoro» rappresentato dal corpo di Mussolini.
Vengono addirittura spediti velocemente a Milano due alti rappresentanti del ministero degli Interni che poi avranno un ruolo importante anche negli anni successivi della Repubblica. Ci riferiamo in particolare all’allora questore di Milano Vincenzo Agnesina e ad Emilio Santillo che negli anni 70 diverrà capo dell’antiterrorismo, funzionari già allora di primissimo piano, inviati per cercare di risolvere per conto del governo e nel modo più veloce possibile il mistero legato al trafugamento della salma, di un corpo morto che ancora continuava, evidentemente, a far paura.
Ci sono poi gli attori internazionali perché la vicenda suscita naturalmente grande allarme e su questo clamore si innescano sulla stampa ricostruzioni fantasiose e palesemente assurde quali quelle che legano la sparizione della salma alla volontà di Churchill, finalizzata non solo al reperimento dei documenti compromettenti sul suo rapporto con Mussolini (dopo il viaggio in Italia successivo alla fine della guerra) ma estesa anche al trafugamento dei resti dell’ex Duce per il loro trasferimento segreto nel Regno Unito.
C’è poi il ruolo dei servizi segreti alleati ed in particolare degli americani che ritengono che la vicenda possa essere un elemento di disordine e di disturbo per gli sviluppi politici successivi alla fine della guerra e c’è il ruolo dei partiti antifascisti che vedono ovviamente con un occhio particolare ed anche timoroso il possibile ritrovamento di un corpo che potesse in qualche modo costituire un punto di coagulo dell’ambiente degli ex fascisti.
Il paese vive in quei mesi del 1946 un periodo di turbolenza anche per le tensioni legate all’imminente referendum istituzionale ed il trafugamento della salma avviene circa due mesi prima del cruciale appuntamento elettorale con il Paese già pervaso da tensioni e da momenti di contrapposizione anche violenta che poi come sappiamo sfoceranno nei disordini e nelle violenze successive alla proclamazione della Repubblica.
La speranza riposta nel Vaticano
Tutto il mondo politico italiano e l’interesse dell’opinione pubblica si polarizzano, quindi, sulla vicenda in cui assume un ruolo ed un’iniziativa particolare anche il mondo religioso cui si rivolge il gruppo dei trafugatori, i quali dopo un primo periodo dominato dall’improvvisazione, sentendosi braccati e non avendo la sicurezza di poter gestire in proprio la custodia della salma, si rivolgono alla Chiesa fino ai suoi massimi livelli.
Sono infatti convinti che solo l’autorevolezza di quest’ultima potesse garantire la riuscita dell’operazione finalizzata ad assicurare al corpo di Mussolini una sepoltura in luogo segreto ma consacrato, come segno di buona volontà e di pacificazione, oltreché di legittimazione per il proprio movimento.
Ed infine c’è il ruolo della famiglia che è costretta a trattare con le istituzioni fin dal principio chiedendo reiteratamente la restituzione della salma del proprio congiunto — sempre negata — e che segue tutta la vicenda con apprensione ma anche con lucidità, stando ai «si dice» e ai pettegolezzi dell’epoca, mai chiariti, che la vedono protagonista di un patto segreto stipulato con le istituzioni prima per visitare la salma nel luogo segreto ove era custodita e poi per la restituzione del corpo.
L’anno decisivo è il 1957, ben 11 anni dopo i fatti di cui di cui si parla e 12 dalla morte di Mussolini, vissuti dai familiari di fronte all’opinione pubblica con grande coraggio e dignità.
Molti gli attori, quindi, tutti con un ruolo ed un interesse preciso nella vicenda, spesso anche all’insaputa gli uni degli altri, su cui domina il grande interesse dell’opinione pubblica tutta, perché la fascinazione di Mussolini è evidentemente ancora molto forte nel paese nonostante la fine della guerra.
La sua figura è ancora in grado di suscitare dopo un anno dalla morte e anche oltre, le passioni, le divisioni e le intemperanze che aveva suscitato durante la guerra civile, con un atteggiamento che ancora è pervaso di odio ma anche di amore, d’indignazione per l’apparente inerzia delle Istituzioni ma anche di compassione per il destino delle spoglie mortali dell’uomo più che del simbolo.
I «luoghi» della vicenda, prima e dopo
Le vicende raccontate da Ugo Savoia sono interessanti anche perché l’autore esamina lo sviluppo dei luoghi legati alla vicenda con un focus particolare su quello che viene definito come «merchandising mussoliniano» che si sviluppa a Predappio a partire già dalla fine della guerra stessa, avendo poi ovviamente un boom di presenze e diffusione nel periodo successivo al 1957, quando la salma viene inumata nella cappella di famiglia, ma si parla anche di quello che si sviluppa intorno a piazzale Loreto e dintorni, nei luoghi della macabra esposizione del corpo di Mussolini, con il commercio e il mercimonio di cartoline e immagini cruente legate alla vicenda, così diffuso, sembra, da obbligare il prefetto di Milano a ordinare al Questore la repressione di queste attività commerciali e la confisca delle fotografie e delle cartoline prodotte.
C’è infine la vicenda dei luoghi di culto ove era stata custodita in gran segreto in quei lunghi 11 anni la salma di Mussolini e quindi il Convento di Cerro Maggiore ove lil corpo venne custodito dietro disposizione del Cardinale Schuster e con la mediazione delle autorità statali ed il ruolo un po’ «traffichino» e «borderline» assunto dai frati cappuccini soprattutto all’inizio della vicenda.
Una fascinazione perdurante…
Una vicenda interessante perché dimostra che la fascinazione di Mussolini, il suo mito, non cessò con la fine della guerra e per effetto della sconfitta del fascismo ma continuò e si sviluppò anche nel periodo successivo, addirittura arrivando a punte di fantasia popolare che immaginavano Mussolini come ancora vivo e quindi destinato in qualche modo ad assumere nuovamente un ruolo nella vita pubblica italiana.
Una sorta di nervosismo collettivo e d’isteria parallela dei suoi nemici che incoraggiava e spingeva il governo a evitare per lunghi, troppi anni, la restituzione della salma alla famiglia perché si temeva che la restituzione del corpo avrebbe reso possibile una sorta di culto un po’ pagano ma soprattutto anche «fisico» della salma, come poi peraltro arrivato fino ai giorni nostri con modalità anche palesemente carnevalesche.
Istituzioni che si vedevano e consideravano allora così fragili da non poter fronteggiare la paura che tutto questo potesse ingenerare una sorta di occasione di riscatto per un ambiente neofascista che si dimostrava ancora vivo, nonostante già in quel periodo fosse comunque in divenire un tentativo di legalizzazione da parte di quell’ambiente che avrebbe portato alla nascita del Movimento Sociale Italiano (Msi), che coagulò la maggior parte dei reduci al suo interno.
Un mondo che, sebbene frammentato, si dimostrava comunque ben vivo e operante all’interno della società e non poteva quindi che destare paura giustificando l’atteggiamento del Governo che mirava a contenere le spinte estremiste che venivano da una parte e dall’altra.
L’Italia in quel momento era già di fatto parte integrante del blocco occidentale, seppure con una situazione politica che resterà in bilico fino alle elezioni del 1948 con l’estromissione dei partiti di sinistra dall’area di Governo.
Un libro più che interessante perché, attraverso una vicenda particolare quale quella rappresentata dal corpo di Mussolini, focalizza l’attenzione sul dopoguerra, sulla nascita della democrazia italiana, sulla sua capacità o meno di contenere queste spinte e provare in qualche modo a neutralizzarle rendendosi più forte.
Ci piace ricordare che la restituzione della salma alla famiglia Mussolini avvenne nel 1957 sotto un governo sostanzialmente di centrodestra che godeva dell’appoggio anche di monarchici e missini, guidato all’epoca da Adone Zoli, conterraneo di Mussolini ed in rapporti di conoscenza con Rachele Mussolini dai tempi precedenti il dopoguerra, che gestì con grande cautela il problema coadiuvato dall’allora Ministro dell’Interno Fernando Tambroni, cui la piazza social comunista nel 1960, pochi anni dopo, avrebbe fatto pagare con i fatti di Genova non solo forse l’apertura di governo al Msi ma anche l’oltraggio della riconsegna di un corpo anche allora scomodo e ingombrante.
Una luce diversa sui fatti legati all’ottantesimo anniversario della caduta del fascismo e della morte di Mussolini e che senz’altro rappresenta un contributo, tra l’altro ben scritto ed estremamente onesto e imparziale, nella ricostruzione dei primi passi di storia della nostra Repubblica.
Adriano Minardi Ruspi
Ugo Savoia
Il corpo di Mussolini
Neri Pozza, pp.304