AEROPITTURA IN MOSTRA

Tullio Crali
l’evoluzione del volo

Appena conclusa nella sede del Ministero dell'Aeronautica di Roma la mostra dedicata a Tullio Crali, principale esponente dell’aeropittura, sarà visitabile dal 31 maggio al 13 luglio al Museo Storico dell’Arma a Vigna di Valle.

 

di Adriano Minardi Ruspi

L’aeropittura rappresenta per molti versi il «secondo tempo del futurismo», uno dei tanti secondi tempi che la rivoluzione futurista ha prodotto sul piano artistico con le sue numerose e corrosive infiltrazioni in tutte le espressioni della produzione artistica italiana del Novecento, in aderenza peraltro all’idea formulata e declamata della «ricostruzione futurista di tutto l’universo».

Tullio Crali, Incuneandosi nell'abitato (noto anche come 'In tuffo sulla città'), 1939Si sviluppa in un arco temporale successivo alla nascita del movimento nel 1909 e al suo consolidamento e trova in pittori come Tullio Crali uno dei suoi principali esponenti. La mostra allestita presso il Ministero dell’Aeronautica di Roma gli rende giustamente omaggio, in una sede estremamente rappresentativa per la magnificenza della struttura, splendido esempio di architettura novecentesca.

La mostra rappresenta una continuazione, anche in questo caso una sorta di secondo tempo, della recente esposizione futurista alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nonostante fosse visitabile solo su prenotazione nei fine settimana, ha riscosso un grande interesse. Un successo dovuto all’eccellente organizzazione del personale dell’ufficio storico del Ministero e dei curatori.

In un contesto suggestivo, il personale militare ha dimostrato eccellente preparazione e partecipazione. Grazie all’organizzazione di percorsi di visita guidati, i visitatori sono stati accompagnati con spiegazioni dettagliate e complete.

La nascita dell’aeropittura

Tullio Crali, Prima che si apra il paracadute, 1939L’aeropittura è una corrente del futurismo nata nel 1929 con il manifesto «Prospettive del volo e aeropittura» pubblicato sulla Gazzetta del Popolo di Torino da Filippo Tommaso Marinetti, ampliato nel 1931 come «Manifesto dell’aeropittura futurista», firmato anche da Balla, Depero, Benedetta, Prampolini e Tato.

Un movimento che si presentava come avanguardia ed esaltazione della modernità e che considerava il dinamismo uno dei suoi paradigmi principali non poteva ignorare l’opportunità di tradurre artisticamente la notevole accelerazione provocata dall’industria automobilistica e aeronautica. Questi settori, insieme al fascino suscitato dalle grandi imprese e dai primati dell’industria italiana di quel periodo, stavano infatti producendo profonde trasformazioni.

La possibilità di ampliare la prospettiva terrestre con una visuale umana articolata dall’alto verso il basso e viceversa, rappresentativa in modo radicalmente innovativo del paesaggio e della stessa figura umana, in sospensione aerea ed inedita, non potevano che attrarre ed esaltare la capacità immaginifica e creativa degli artisti futuristi, costantemente tesi alla ricerca di modalità espressive fuori dall’ambito formale ed accademico.

L’esperienza artistica di Tullio Crali

Tullio Crali, Motore in panne, 1931L’interesse nei confronti del volo e delle sue implicazioni trovano in Tullio Crali una partecipazione ed un’intensità che nasce nell’adolescenza del giovane che si appassiona alla pittura e soprattutto alle tematiche del futurismo — di cui è un fervente seguace ed ammiratore di Marinetti sin dagli inizi — coniugandola con l’amore e l’interesse per il volo.

Tullio Crali ha sviluppato una poetica artistica futurista unica, iniziando con grandi paesaggi e culminando nelle opere degli anni Trenta e del periodo bellico. Nel dopoguerra, ha esaltato le frecce tricolori e superato la dimensione terrestre, seguendo altri futuristi come Enrico Prampolini nella ricerca di nuovi mondi e realtà cosmiche.

Nella produzione dell’artista e del gruppo di pittori che rappresenta il movimento, l’osservatore può percepire la sensazione del volo in situazioni particolari, come la picchiata all’interno delle città, una fusione tra uomini e macchine, o le percezioni dei piloti e dei paracadutisti.

All’autore fu concesso dalla Regia Aeronautica di frequentare aeroporti e partecipare ad azioni di guerra per meglio comprendere la prospettiva dei piloti e del personale aeronautico. Questo arricchì la sua aeropittura di guerra, esaltando il movimento e la visuale dall’alto verso il basso e viceversa, osservando e rappresentando la crosta terrestre. Utilizzò anche la tridimensionalità in alcune opere presenti in mostra, inserendo motivi diversi.

Un ulteriore e particolare aspetto della pittura di Tullio Crali è costituito dalla ricerca costante della rappresentazione della sensualità femminile, che si manifesta attraverso tracce allusive ma evidenti nella sua produzione artistica. Inoltre, sono importanti le opere che celebrano lo sviluppo dell’Aeronautica italiana negli anni ’30, con l’omaggio ai trasvolatori atlantici della crociera del decennale guidata da Italo Balbo e i record di volo ottenuti dall’aeronautica italiana in quel periodo, nell’ambito della logica futurista di esaltazione del dinamismo e della velocità.

Una menzione particolare merita l’atmosfera che si respira all’interno della mostra che il luogo prescelto dell’esposizione rende particolarmente suggestiva. Collocata nei saloni d’onore del Ministero, con la presenza di numerose pitture murali a tema che li affrescano, in un intreccio assoluto tra le opere di Tullio Crali che rappresentano il mondo dell’Aeronautica e la sua storia concreta, con i suoi record e le trasvolate oceaniche di quegli anni. Non può mancare il ricordo della figura di Italo Balbo — uno dei padri della moderna aeronautica italiana — seppure figura ormai confinata, nel gergo del politically correct, nell’inferno delle anime perdute per la sua caratterizzazione marcatamente fascista.

L’emarginazione e l’isolamento del dopoguerra

Tullio Crali, Aeropittura 2Da questo punto di vista, infine, è particolarmente interessante ricordare anche la storia e il destino personale di Tullio Crali quando, a partire dal 1945, si ritrova anche lui ad essere «esule in patria», quasi straniero completamente isolato ed emarginato proprio perché accusato di contiguità rispetto al regime e, quindi, soggetto alla dura legge dell’esclusione da ogni ambito della vita sociale e artistica.

Questa condizione lo porta a vivere a lungo fuori dall’Italia, ma non dimentica la sua impronta pittorica. Grande cantore dell’Aeronautica, proietta negli ultimi anni la sua passione nelle Frecce Tricolori, per il volo acrobatico e per la sua evoluzione tecnica. Avvicinandosi al nuovo secolo, produce opere più intime prima della sua scomparsa.

Una mostra eccellente, ben curata, un taglio professionale molto delineato che, ci auguriamo, il Ministero dell’Aeronautica continui a proporre attraverso l’attività del suo Ufficio storico, perché queste iniziative avvicinano non soltanto il grande pubblico ad un’esperienza artistica ma anche alla storia di un’arma che, come ben ricordato in quello che giustamente è stato denominato «Salone degli Eroi», annovera uomini caduti in nome di una patria mai rinnegata.

Una mostra che si colloca all’interno del recupero della tradizione artistica italiana e che speriamo preluda ad ulteriori iniziative di riproposizione di figure artistiche anch’esse soggette all’oblio della memoria, un mondo artistico vario e composito in cui trovano spazio tanti protagonisti e correnti culturali prive di connotazioni ideologiche, a buon diritto parte integrante della storia artistica italiana.

Adriano Minardi Ruspi

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