Jannik Sinner è stato battuto da Carlos Alcaraz nella finale del Roland Garros. Si è trattato della finale più lunga della storia del torneo di tennis parigino: cinque ore e mezza. L’italiano, al quale durante il 4° set è mancato soltanto un punto per aggiudicarsi l’incontro, si è dovuto poi arrendere al tennista spagnolo mai domo.
Possiamo tranquillamente affermare che Carlos Alcaraz ha vinto ma che Jannik Sinner non ha perso.
La partita è stata una sanguinosa battaglia. Ma tutto il torneo lo è stato. Gli italiani non sono più la sorpresa del tennis, ma la sua eccellenza.
Lorenzo Musetti in semifinale si arrende a Alcaraz solo grazie ad uno stiramento, giocando all’inizio meglio dello spagnolo.
L’eleganza e lo stile di Musetti sono stati celebrati dai francesi, non certo gli ultimi in questo ambito. La riposta del nostro tennista è stata: sono italiano, siamo eleganti per natura.
Esatto! Una battuta del genere, espressione di stile, la fece il cantante Damiano David.
La squalifica per il caso Clostebol
Sinner veniva dalla recente squalifica per il caso Clostebol, una sostanza che contiene poco principio attivo dopante trovata in grado infinitesimale negli esami fattigli al torneo di Indian Wells che gli sono costati 400 punti e la cancellazione del traguardo della semifinale.
Nel procedimento disciplinare che è seguito Sinner è poi stato assolto dall’International Tennis Integrity Agency (Itia), in quanto è stato dimostrato che la sostanza era stata assorbita attraverso un massaggio praticato senza guanti dal suo fisioterapista che, tagliandosi con un bisturi, si era spruzzato uno spray che conteneva anche tale sostanza.
Il fisioterapista è stato licenziato, ma, tuttavia, la Federazione internazionale antidoping (Wada) ha fatto ricorso per «responsabilità oggettiva».
In realtà, secondo la decisione del Tribunale indipendente, appellata, l’esclusione di responsabilità deriverebbe dal fatto che è stato dimostrato che il giocatore non poteva ragionevolmente sapere e sospettare, anche usando la massima prudenza, di aver assunto la sostanza proibita (art. 10..5 TADP (Tennis Anti Doping Program). Tuttavia è labile la differenza tra la previsione della mancanza di negligenza, ex art. 10.5, e sostanziale mancanza di negligenza ex art. 10.6 TADP, che comporta la riduzione della squalifica, non la sua eliminazione.
Al di là degli effetti nulli della sostanza e della mancanza accertata di volontà, la politica della lega è poi quella di far vedere la faccia truce, il giustizialismo. Però, la mancanza di decisioni uniformi o sostenute da protocolli e prassi (ad esempio sulle differenti ipotesi ex art. 10.5 e 10.6 TADP), alimenta un generale disagio, nonché un latente conflitto tra gli atleti, che è infine diventato esplicito nei confronti di Sinner (vedi le continue invettive di Nick Kyrgios).
Non mancano poi le critiche di parzialità soprattutto verso i grandi nomi che portano soldi ai tornei, dato che l’ITIA è formata dalle organizzazioni dei grandi Slam.
Ecco che il caso diventa politico. Così, in appello, Sinner, nonostante la dinamica accertata, preferisce chiudere veloce, accettando una squalifica di 200 giorni. Il peso di immagine di essere numero 1 con tale latente accusa, lo sprona forse a un ritiro mediatico, ossia cercare di non stare troppo sotto i riflettori.
Ritorna a Roma e perde in finale con Alacaraz. Inutile dire che il loro sarà lo scontro del futuro (come c’è stato Nadal, Federer).
La finale del Roland Garros
Tornando alla finale di Parigi, si è giocato sul filo di lana, alla fine è stato un confronto alla pari con quello che, oggi, è il migliore sulla terra rossa: Carlos Alcaraz.
Si sa che ci sono giocatori e scuole che si adattano alle superfici: quella spagnola (Alcaraz, Nadal, Ferrero) predilige la terra rossa.
Il Roland Garros è la patria della terra rossa, l’unico slam su questo terreno.
I primi due set vinti dall’italiano alla finale del Roland Garros non lo mettono al riparo dai continui cambi di fronte, la vittoria avviene al breakfast, infatti, dopo aver già annullato un primo recupero dello spagnolo.
Il terzo set vede un più continuo Alcaraz, ma è al quarto, dove, dopo continui sorpassi incrociati, Sinner ha 3 palle del match (e del torneo), che accade l’inspiegabile (per chi non conosce il tennis).
Sinner vuole chiudere, e forza, in condizioni normali ci sta. Ma basta un piccolo errore a far prendere fiducia ad Alcaraz che inanella 5 games consecutivi compreso il tie break. Adesso è Sinner ad inseguire al quinto set, e riesce ad avere un’altra chance.
Alcaraz supera l’empasse e vince al lungo tie break finale, dove un Sinner, stanco mentalmente e fisicamente (gambe di legno visibili), cede.
Onore a Alcaraz, un grande giocatore, senza di lui non ci sarebbe stata la finale forse più dura della storia francese.
Tuttavia l’aiuto, certamente lecito, ma poco tennistico, di una parte del pubblico super rumorosa contro Sinner (più che a favore di Alcaraz), ha costituito un ostacolo in più per il nostro.
La dimensione psicologica
Perdere 3 match point è l’incubo di ogni tennista. Farlo avendo la sensazione di aver buttato i colpi per forzare può portare ad un esitazione che con Alcaraz non puoi permetterti. È capace di ribattere le palle più insidiose; se pensi di sperare in un suo errore sotto pressione, ti sbagli.
La concentrazione deve quindi essere massima. Sapere che ad ogni tuo sbaglio c’è la folla con la bava alla bocca, gente che puoi vedere avvicinandoti ad asciugarti (come Spike Lee), ti pone come l’uomo nell’arena gladiatoria.
Qualcuno assetato di giustizialismo, qualche altro solo spagnolo (tanti, anche personalità, pochi, invece, gli italiani), qualcuno magari perché aveva scommesso, insieme hanno fatto da capofila rispetto ad una folla che aveva certamente già le sue preferenze.
Anche io, devo dire, ho le mie, e ho fatto fatica a dormire, nonostante il gioco espresso sia una bellezza alla portata di tutti, di chi vince e di chi perde.
Ecco, nel tennis si sono visti alterchi del giocatore contro una folla estremamente faziosa e disturbante, e Sinner avrebbe avuto certo tutte le condizioni per protestare. Invece, mai una parola, nemmeno nell’intervista finale.
Ha ringraziato il pubblico di Parigi, da cui certamente ha imparato a giocare in condizioni ancora più ostili (oltre la terra rossa).
Ecco, per me Sinner è come se avesse giocato con due pesi da un chilo sui piedi. I prossimi slam, su terreni più congeniali, vedranno ancora ripetersi questa sfida, e ti aspetteremo anche al prossimo Roland Garros, Jannik.
Armando Mantuano