Dopo la prima edizione del 1984 e la seconda del 1999, torna in libreria per le edizioni Passaggio al Bosco la terza edizione del libro di Nicola Cospito, I Wandervögel. La gioventù tedesca da Guglielmo II al nazionalsocialismo. Si tratta dell’unico studio pubblicato in lingua italiana sul «movimento giovanile» tedesco.
L’importanza che ebbe all’epoca lo Jugendbewegung è ben illustrata dallo storico George Mosse nelle prime righe del capitolo dedicato ai Wandervögel nel suo fondamentale Le origini culturali del Terzo Reich: «La nascita e lo sviluppo dell’organizzazione che va sotto il nome di Movimento giovanile tedesco costituirono, nella storia della Germania, un fenomeno senza precedenti, nel senso che nessun altro movimento riempì i giovani di simile entusiasmo spontaneo, nessun altro movimento ne richiamò in tal numero nelle proprie file».
Il contatto con la natura e lo spirito di Comunità
Il fenomeno Wandervögel nacque nell’ultimo decennio del XIX secolo, quando Hermann Hoffmann, un professore di liceo di Steglitz nei pressi di Berlino, ebbe l’idea di condurre i suoi studenti a fare escursioni nel boschi per ritrovare il contatto con la natura, cementare lo spirito di comunità e di distaccarsi dalla scuola dell’età guglielmina, considerata troppo rigida e schematica.
In pochi anni il movimento si estese a tutta la Germania, soprattutto per l’impulso di Karl Fischer uno degli studenti di Hermann, considerato il primo vero capo della Jugendbewegung.
Fin dal dal primo momento – scrive Nicola Cospito – Fischer mirò alla creazione di una Gemainschaft, una comunità contraddistinta da un’ardente spiritualità, cementata dal cameratismo e dal comune impegno a porre le basi di un mondo diverso e migliore».
La letteratura romantica
Il substrato culturale del Movimento era la letteratura romantica che si era sviluppata in Germania a partire dalle lotte di liberazione contro Napoleone e che si era trasformata progressivamente in una visione della vita e del mondo definita volkisch, nazional-patriottica, destinata a diventare egemone nella società tedesca dei primi decenni del ventesimo secolo.
Lo stesso termine Wandervögel (uccello migratore), con cui venivano comunemente definite le varie organizzazioni nel quale il movimento giovanile crescendo si frammentò, traeva origine da una poesia dello scrittore e romanziere romantico Joseph von Eichendorff (1788-1857), autore del celebre Diario di un perdigiorno.
Il Diario, afferma Cospito, può essere considerato una sorta di vangelo della contestazione del mondo industriale e commerciale che andava prendendo piede in Europa all’inizio dell’Ottocento, una sorta di «manuale di rivolta contro la società borghese e i suoi lavori».
L’importanza del canto corale
Così un fotografo descrive per una rivista del Movimento il suo incontro con i giovani escursionisti: «È una bella giornata di primavera. Stai vagando, l’animo leggero, lungo verdeggianti pendii montani, assaporando l’aria marzolina. All’improvviso ti colpiscono dei canti che vengono nella tua direzione. Con passi rapidi ed elastici figure gioiose di giovani piegano verso il bosco vicino. Sono Wandervögel, che accompagnano con le chitarre canzoni di marcia e canti allegri e salaci».
Il canto corale, spiega Nicola Cospito, è infatti uno dei tratti distintivi della Jugendbewegung «per la potente forza evocatrice che attingeva alle energie più elementari degli animi, l’atmosfera magica che riusciva a creare, il senso della comunità e dell’ordine che contribuiva a sviluppare.
Quelli che risuonano nei boschi sono i canti delle guerre di liberazione nel 1813, le rielaborazioni delle marce seicentesche dei Lanzichenecchi e le canzoni scritte dagli stessi esponenti dei Wandervögel. Una selezione di questi canti è riportata in appendice al libro, in versione italiana con testo originale a fronte.
Dal Monte Messner alle trincee della Grande guerra
Nella storia dei Wandervögel ricostruita nel libro di Nicola Cospito possono essere distinte tre fasi. La prima, quella della crescita esponenziale numerica e qualitativa del Movimento che ebbe il suo culmine con il raduno sul Monte Messner dell’ottobre 1913. Vi parteciparono 3-4mila giovani appartenenti a decine di sigle diverse, provenienti dalle principali città universitarie del paese. Insieme a loro alcune delegazioni straniere, tra le quali una folta rappresentanza austriaca.
La seconda fase fu l’esperienza terribile della Prima guerra mondiale affrontata dai Wandervögel con entusiasmo, coraggio e spirito patriottico. Alcuni dirigenti del Movimento furono chiamati alle armi ma la maggior parte di arruolò volontaria. Nei primi mesi di guerra, tra gli esponenti più giovani, convinti della sua breve durata, era diffuso il timore che le sorti del conflitto «potessero essere decise prima che essi fossero riusciti e a raggiungere il fronte».
La realtà sarebbe stata ben diversa. Le mitragliatrici della prima guerra civile europea falciarono migliaia di giovani volontari: dei 12mila Wandervögel andati a combattere 7mila rimasero sul campo e fra loro molti capi del Movimento.
Tra i caduti anche Walter Flex, uno degli scrittori più amati dalla gioventù di quegli anni. Prima di morire al fronte, Flex scrisse un libretto dal titolo Il viandante tra due mondi dal quale emerge prepotente tutto lo spirito che animava i Wandervögel.
La nascita dei Bund e la politicizzazione del Movimento
Nei mesi che seguirono la disfatta militare e la dissoluzione dell’Impero, la Jugendbevegund entrò in una terza fase, caratterizzata dall’esperienza dei Corpi Franchi, dalla trasformazione di gran parte delle sigle in Bund. Il libero girovagare divenne una marcia ordinata, la canzone popolare divenne canzone di lotta, il rifugio notturno nei fienili si tramutò in campeggi di tende perfettamente organizzati.
Nelle Leghe «la visione politica nazionalista, lo spirito del cameratismo e la disciplina militare giunsero a completa fusione, dando luogo ad una organizzazione politica nuova e originale».
Con la fine della Repubblica di Weimar e l’ascesa al potere del nazionalsocialismo una parte preponderante della Jugendbevegund verrà a costituire le file della Hitler Jugend.
«L’ideale della comunità popolare, il mito del sangue e della terra, la fede nella missione rigeneratrice della gioventù e, più in generale del popolo tedesco – scrive Nicola Cospito – sono gli stessi temi che si ritroveranno nei discorsi ufficiali di Baldur von Schirach», il capo della Hj che si era dato come motto «la gioventù deve essere guidata dalla gioventù» e che mantenne il più possibile l’organizzazione giovanile autonoma dalle altre strutture del partito.
Vincenzo Fratta
Nicola Cospito,
I Wandervögel
Passaggio al Bosco, pp.214