«La prima notte di quiete è la morte perché finalmente si dorme senza sogni» diceva nel film diretto da Valerio Zurlini nel 1972 il professore di lettere Daniele Dominici che sembra sempre in fuga da se stesso ed è magnificamente interpretato da un Alain Delon oltremodo fascinoso.
E così è stata anche l’intensa vita del bellissimo attore francese. Una vita sempre in fuga da se stesso e dai suoi altrettanto belli e somiglianti figli maschi nei occhi dei quali rivedeva se stesso.
Una fuga che ha origine all’età di 4 anni quando visse il primo trauma della sua vita: i suoi genitori divorziarono e suo padre Fabien scomparve per diversi anni. La madre Edith lo affidò ad una famiglia adottiva dove rimase fino agli otto anni, quando andò a vivere in un collegio di suore a Issy-les-Moulineaux.
Il carattere ribelle
Arrabbiato con il mondo, a causa del suo carattere ribelle, passa, o meglio viene cacciato, da un istituto all’altro. A 14 anni molla i banchi per diventare salumiere, e il papà di un suo amico lo fa recitare in un corto (Le Rapt), scorgendo nel suo volto angelico e tormentato i lineamenti di una potenziale stella del cinema.
Alain Delon invece si arruola a 17 anni nella marina francese e nel 1953 viene destinato in Indocina. Anche la divisa gli sta stretta, per questo si becca un totale di 11 mesi di prigione per indisciplina.
Torna in Francia nel 1956, e combatte la povertà lavorando come facchino, commesso e cameriere nei quartieri malfamati di Montmartre e Halles.
«Vivevo letteralmente per strada, pensavo che sarei vissuto poco. La mia fortuna è stata il cinema. Faccio questo lavoro grazie alle donne, devo tutto a loro» ha dichiarato più volte l’attore.
Per la sua indiscussa bellezza si fa notare dall’attrice, Brigitte Auber che lo presenta al regista Yves Allégret e quest’ ultimo lo ingaggia per Godot. Era il 1957: «Non sapevo far niente. Allégret mi spiegò: Devi parlare come fai con me, guardare come mi guardi. Non recitare, vivi. Se non me lo avesse detto, non avrei mai avuto questa carriera».
È così che quel bambino dagli occhi blu nato l’8 novembre 1935 a Sceaux, una cittadina a sud di Parigi, figlio di salumieri di Bourg-la-Reine, troppo agitato per gli studi, che al cinema non pensa proprio, anche se i genitori inizialmente gestivano un Cinema (segno del destino?) finirà per rappresentare per decenni il volto del cinema francese e internazionale, bastava soltanto vederlo sullo schermo per innamorarsi di lui.
«Sono bello. E sembra che fossi molto molto molto molto bello» ha dichiarato Alain Delon in una intervista a Vanity Fair mostrando il suo studio in cui non vi era un centimetro di muro, un tavolo, o un angolino senza una sua foto.
«Ecco Alain Delon!» esclama «Tra i 18 e i 50 anni erano tutte pazze di me». Lo ha capito per la prima volta quando un amico lo ha portato a Saint-Germain-des-Prés, a metà degli anni ’50. Per lui, che abitava a Pigalle, era la scoperta di un nuovo mondo, l’ambiente radical-chic. «Mi sono accorto che mi guardavano tutti. Le donne sono diventate la mia ragion d’essere. È per loro che ho sempre voluto essere il più bello, il più grande, il più forte: per leggerglielo negli occhi».
Il rapporto con Romy Schneider
Le sue foto nello studio sono intervallate da quelle dei suoi cani, e poche altre: Luchino Visconti, Marilyn Monroe completamente nuda, e la sua «bambolina», così chiamava Romy Schneider.
La relazione con Romy Schneider, iniziata nel 1958 sul set de L’amante pura, primo film da protagonista per Alain Delon, è forse la più iconica visto che i due attori, considerati la coppia d’oro del cinema europeo, restano insieme per cinque anni per poi separarsi bruscamente nel 1963, lasciando in entrambi delle ferite che non sarebbero mai riusciti a rimarginare.
Nel corso dei 5 anni sui giornali però trovano spazio le frequenti «scappatelle» di Delon. Nel 1962 i due devono affrontare il primo terremoto quando la cantante Nico, la «Sacerdotessa delle Tenebre», musa di Andy Warhol e dei Velvet Undeground, mette al mondo un bambino identico a Delon.
Per ironia della sorte o forse più semplicemente per una scelta dettata dal suo inconscio Alain, che non poteva non vedere negli occhi del suo primo figlio gli stessi suoi occhi di bambino abbandonato dal padre, finì per infliggere a quel figlio che tanto gli somigliava il suo stesso destino facendolo passare da una famiglia adottiva ad un’altra.
Sarà la madre di Delon Edith Boulogne, da cui prende il cognome Ari Boulogne, infine ad adottarlo. È morto nel 2023 dopo anni di abuso di droghe e depressione in cui ha chiesto inutilmente il riconoscimento a quel padre di cui portava gli occhi, i capelli…
«Non hai i miei occhi e non hai i miei capelli»
«Tu non hai i mie occhi, non hai i miei capelli, tu non sarai ma mio figlio» così Delon negherà la paternità ad Ari fino alla fine della sua vita nonostante l’intercessione di Anthony, secondo figlio maschio di Delon, anche lui con gli stessi occhi del padre, anche lui con una sorte soltanto in parte migliore del fratello maggiore.
Se non altro Anthony fu figlio legittimo poiché nato dal matrimonio con Natalie Delon, la donna per la quale Alain con un breve biglietto lasciò Romy Schneider spezzandogli il cuore.
Anche Anthony infatti ha avuto un tormentato rapporto fatto di fughe e riavvicinamenti con il padre. Anche negli occhi di Anthony suo padre rivedeva i suoi… Stesso rapporto tormentato con il terzo ed ultimo figlio maschio che porta anche il suo nome Alain Fabien jr nato nel 1994 dalla modella Rosalie Van Breemen.
Intanto Rosalie gli aveva dato finalmente la prima figlia femmina Anouchka nata 4 anni prima nel 1990. Dei suoi quattro figli, solo con lei Delon rivela una tenerezza incondizionata.
Dopo la separazione anche da Rosalie van Breemen, Anouchka sarà l’unica donna della sua vita da cui non si separerà mai fino alla morte avvenuta all’età di 88 anni il 18 agosto 2024.
Si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, circondato dalla figlia prediletta e dagli altri due figli maschi e dalla sua famiglia. La prima notte di quiete per lui è finalmente arrivata, una notte senza sogni perché lui i suoi sogni li aveva vissuti tutti fino in fondo.
«Ho fatto quello che volevo»
Sempre a Vanity Fair aprendo uno dei tanti album di foto che troneggiano sul tavolo aveva dichiarato «Ho avuto una fortuna incredibile: sono stato felice tutta la vita, ho frequentato uomini e donne magnifici. Ho fatto quello che volevo, con chi volevo, quando volevo.
Sono rivolto più verso il passato che il futuro perché so di avere avuto un passato straordinario. L’epoca di oggi non ha niente a che vedere con quella che ho conosciuto io. Una vita così non la si vedrà più. È per questo che non ho rimpianti se devo andarmene».
E come avrebbe potuto essere diversamente, è stato uno degli uomini più amati e belli del cinema mondiale: «Se dovessi morire domani, Dio voglia che muoia d’amore».
Anima dolorante, inquieta, sempre in fuga da se stesso e da quegli occhi blu che tanto nei figli gli ricordavano i suoi… Addio!
La prima notte di quiete è già passata ma ci ha lasciato una leggenda del cinema, un divo dal fascino irresistibile e una fotogenia che pochi attori possono vantare… nessuno è stato bello come lui…
Angela Alizzi