Appena appresa la notizia per l’improvvisa scomparsa all’età di 73 anni di Olivia Hussey Pippo Zeffirelli, Presidente della Fondazione Franco Zeffirelli, ha condiviso il più profondo cordoglio: «Olivia rimarrà per sempre nel cuore e nei ricordi di tutti noi per la sua bellezza e per la sua eccezionale bravura nell’iconica interpretazione di Giulietta nel film Romeo e Giulietta del 1968 e di Maria nel Gesù di Nazareth del 1977».
«E, la mia Giulietta?» direbbe William Shakespeare «il suo corpo dorme». Chi non si è innamorato della purezza del suo viso?
Giulietta e Maria. I due volti dell’amore. Giulietta è l’amore ingenuo, adolescenziale, carnale. Maria è l’Amore con la A maiuscola, mistico che si dona all’Assoluto.
I due volti di un unico grande amore che non poteva non essere rappresentato da quello dolcissimo di Olivia Hussey con i suoi grandi occhi blu, intensi e dolci allo stesso tempo, e i suo lunghissimi capelli neri che gli incorniciavano il viso di porcellana, un viso talmente perfetto da non necessitare di trucco.
Il regista italiano la scelse fra circa 500 attrici per il ruolo di Giulietta, aveva soltanto 16 anni. E per il ruolo di Romeo volle un altro minorenne, Leonard Whiting.
Puntare su due giovani attori inesperti e sconosciuti per l’interpretazione dei due eterni amanti sembrò un azzardo all’epoca, ma il suo azzardo lasciò la scia attraverso una pellicola entrata nella storia del cinema.
Un film che ha catturato con un’intensità giovanile senza eguali la storia d’amore più bella e senza tempo nata in uno dei romanzi più struggenti e romantici di tutta la letteratura mondiale.
L’amore ha ancora 15 anni
Il sottotitolo del manifesto italiano del film recitava: «Dopo 4 secoli, l’amore ha ancora 15 anni». Era il 1968. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna vietano il film ai minori, e in Italia esce, sì ma dopo aver ottenuto un «permesso speciale» da sua santità per la censura.
Zeffirelli, infatti, non ci pensò neppure per un attimo a tagliare, censurare, rimontare: Romeo e Giulietta fanno l’amore nel suo film come nel testo originale di William Shakespeare.
Per la morale benpensante non è ammissibile, e poi quei due lì sulla pellicola, nel letto, sono due minorenni anche nella vita, scandalo nello scandalo!
Invece è anche nella scelta di due attori che non avevano raggiunto ancora la maggiore età che sta il genio di Zeffirelli: portò sullo schermo, in pieno 1968, per la prima volta due adolescenti in rotta coi loro genitori in una società che vogliono mutare e rivoluzionare.
Una Giulietta perfetta
Olivia Hussey era una ragazza rivoluzionaria anche fuori dal set: multietnica, era anglo-argentina, nelle conferenze stampa beveva, fumava e rivendicava di farlo, indossando minigonne da infarto a 16 anni.
Sempre a soli 16 anni la sua interpretazione ebbe un successo di critica incredibile e divenne una delle attrici più iconiche degli anni ’60.
La sua bellezza naturale, unita alla sua capacità di esprimere una profonda vulnerabilità emotiva, l’ha resa perfetta per il ruolo, quando si pensa a Giulietta di Shakespeare non si può non pensare a lei…
«Quando ha dovuto affrontare il Mistero, o certi momenti difficili della sua parte — spiegò Franco Zeffirelli — si raccoglieva in una specie di estasi interiore yoga, per venire infine fuori con una esplosione che non era più soltanto il frutto dell’abilità di una brava attrice, ma dello slancio di un intero essere che si liberava. Era tutto il suo spirito che, balzato fuori, si realizzava in immagine».
Ai giochi addio
Erano immagini di una raffinatezza, freschezza e purezza sorprendenti. Sono passati molti anni da quel lontano 1968, sono molte le generazioni che si sono susseguite da allora, ma quelle immagini sono rimaste vive nell’immaginario di tutti noi e dureranno senza dubbio per le generazioni a venire continuando a ispirare giovani attori e registi.
L’incanto, l’innocenza e la passione della sua indimenticabile Giulietta resteranno impresse per sempre negli annali del cinema classico: «Ai giochi addio», Olivia, la tua bellezza rimarrà eterna…
«La morte, che ha già succhiato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto sulla tua bellezza. Ancora non sei vinta e l’insegna di bellezza, sulle labbra e sul viso, è ancora rossa, e la pallida bandiera della morte su te non è distesa. O amata Giulietta, perché sei ancora bella?». William Shakespeare.
Angela Alizzi