L’attore, regista, produttore cinematografico e compositore Clint Eastwood compie oggi 94 anni. Da oltre mezzo secolo il grande cineasta continua a dirigere storie e interpreta in linea col proprio pensiero, la «sua» visione del passato, presente e futuro.
Nessuno poteva immaginare che un neonato ancora in fasce originario di San Francisco qualche decennio dopo sarebbe approdato davanti e dietro la macchina da presa per «trasformare» il cinema americano e non solo.
L’infanzia di Clint Eastwood è caratterizzata da continui pellegrinaggi da Piedmont a Oakland, da Spokane a Redding. Mossi dalle necessità del padre a rincorrere diversi impieghi lavorativi nel giro di poco meno di un decennio il ragazzo cambierà circa otto scuole. Clint soffrì le costanti assenze del padre, nonostante le motivazioni più che giustificabili.
Negli anni’50 lo scoppio della guerra in territorio coreano strappa molti giovani dal proprio privato e li consegna al rigore della vita militare. Il giovane Eastwood viene indirizzato al campo militare di Fort Ord, a Monterey, (ottiene qui l’incarico di istruttore di nuoto per i cadetti). Le doti fisiche e sportive lo fanno notare da alcuni militari già inseriti nel mondo dello spettacolo, i quali gli consigliano di tentare la carriera incominciando col sostenere qualche provino.
L’ingresso nel mondo dello spettacolo
Gli anni ’50 rappresentano per Clint l’inizio del suo percorso nel mondo dello spettacolo. Nel maggio del 1954 firma un contratto di durata poco più che annuale con la Universal International ricoprendo semplici ruoli da figurante o pronunciando semplici frasi in una qualche scena.
Il lavoro sporadico non gli permette il sostentamento, infatti il giorno Eastwood lavora come manovale e la sera studia recitazione (anche se non è molto convinto dell’utilità teorica).
«Per imparare a recitare — spiega Clint Eastwood — è soprattutto importante conoscere sé stessi, sapere ciò che si sa fare. Questo è il grande vantaggio di partecipare a una serie televisiva, ci si rivede spesso e si nota ciò che è giusto e ciò che è sbagliato».
La serie televisiva Rawhide (Gli uomini della prateria), dove l’attore interpreta Rowdy Yates, più di sette stagioni all’incirca 200 episodi, Clint inoltre sin da subito evidenzia il suo desiderio di fare il regista. Aiuta a selezionare il cast girando con la macchina da presa i provini degli attori.
Ricordiamo tra gli impegni più noti le quasi irrilevanti interpretazioni ne La vendetta del mostro di Jack Arnold (1955), in Francis in The Navy di Arthur Lubin (1955), in Lady Godiva di Arthur Lubin (1955) e in Tarantola di Jack Arnold (1955). Nel 1956 interpreta il suo primo western, in un ruolo secondario, Esecuzione al tramonto di Charles F. Haas.
I western con Sergio Leone
L’incontro effettivo tra Clint Eastwood e il cinema western risale al 1958 quando prese parte al film L’urlo di guerra degli Apache di Jodie Copelan, nonostante in precedenza avesse già preso parte a Esecuzione al tramonto (1956) di Charles F. Haas in un piccolo ruolo nemmeno accreditato.
Clint con la sua intraprendenza e il suo spirito libero si recò in Spagna a girare con il regista italiano Sergio Leone il western Per un pugno di dollari (1964). Se questo film non avesse avuto tale successo, l’attore avrebbe avuto difficoltà a proseguire questo mestiere, rimanendo a digiuno davanti agli «spaghetti western».
Il mercato cinematografico è anche e soprattutto business, si devono calcolare tutti i rischi, nulla è dato per scontato.
Anche i successi e le collaborazioni possono sorprendere favorevolmente. Sergio Leone non aveva una grande padronanza della lingua inglese e Clint dell’italiano ma professionalmente se la intendevano a meraviglia!
Il sodalizio tra i due, lì porterà a realizzare la «trilogia del dollaro». Alla prima pellicola seguono infatti Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto e il cattivo (1967).
Sergio Leone ironicamente riferendosi a Clint affermò le uniche due espressioni dell’attore sono «una con il cappello e una senza il cappello», sono divenute culturalmente il manifesto della rivoluzione del genere western però inaspettatamente originatasi su suolo europeo e non americano.
La prima produzione
Nel 1967 Eastwood fondò la Malpaso Production grazie alla sicurezza economica fornitagli dai ricavi dei tre western italiani.
La produzione arrivò prima della regia ma bastò a completare un percorso di indipendenza e libertà creativa svincolandosi dalle catene del sistema capitalistico della West Coast e incentrandosi su storie nuove ed ispirate a idee di rappresentazione e racconto nuove per un paese ancora segnato dalla crisi del settore iniziata quasi due decenni prima. Il primo film prodotto dalla Malpaso fu Impiccalo più in alto (Hang ‘Em High ) con la regia di Ted Post.
Nel 1971 per il regista Don Siegel interpreta un fuggiasco ne La notte brava del soldato Jonathhan, nello stesso anno esce anche il film Ispettore Callaghan il caso scorpio è tuo! La spettacolarità di questa pellicola è garantita dalla regia di Siegel, e dalla bravura dell’attore nei panni di un poliziotto Harry Callaghan (detto «la carogna”) di San Francisco dotato di un’ormai superata fiducia nella legge e della volontà di farla rispettare.
Nel 1971 l’esordio alla regia
Brivido nella notte (1971) è il primo film thriller diretto da Eastwood, un disc jochey viene perseguitato e quasi ucciso da una donna che gli chiede telefonicamente di mettere in onda la canzone Misty.
Con il passare del tempo l’antieroe di Clint è maturato ed è divenuto un osservatore più rilassato, più divertito e per certi versi meno violento. Questo avvicinamento alla tolleranza è evidenziato nel Texano dagli occhi di ghiaccio (1976), un film più eterodosso dell’attore, in quanto rivela quella gentilezza d’animo che è di solito timido da dimostrare.
Nel 1973 Eastwood dirige Brezzy, un film su un uomo che riscopre la vita attraverso gli occhi di una ragazza.
Durante Lo straniero senza nome (1973) inaugura un progetto di rinnovo e riscrittura del genere western, adottando contenuti ed elementi linguistici dalla controparte europea declinandoli in una rappresentazione ed un’estetica consone ad un Paese che insieme alle sue arti e ai suoi media stava correndo decisamente verso il futuro.
L’America degli anni ’30 Clint la conosce appena ma la racconterà nel 1982 in Honkytonk Man attraverso gli occhi di un cantante country afflitto dall’alcol e dalla tisi, minato da un società che non ammette cadute, costantemente impegnata alla costruzione di un’identità perfetta e conforme all’immagine mistificata.
Gli spietati (1992) a vicenda è ambientata a fine Ottocento nel Wyoming. Ormai gli Stati Uniti sono macchiati dal sangue di civili che si scontrano tra Nord e Sud in nome di una rivendicazione di diritti tanto gridata dal popolo quanto taciuta dalle amministrazioni.
Gran Torino, Il corriere, Ritorno a casa
L’opera eastwoodiana è un serbatoio di uomini usciti indenni ma con qualche ferita nell’anima.
Tre sono le figure, interpretate da un Clint Eastwood anziano che sul volto e nel fisico porta i segni del tempo e di una vita in costante attività, figlio della tradizione e della modernità: Walt Kowalski di Gran Torino (2006), reduce della guerra in Corea astioso e intollerante, diviso in sé stesso e da qualsiasi rapporto di natura social.
Earl Stone de Il corriere (The Mule, 2018) anziano reduce della seconda guerra mondiale, solitario e in pessimi rapporti con la figlia e l’ex moglie, vocato alla floricoltura finché una proposta «indecente» ma allettante lo porta fuori dalla routine quotidiana.
Mike Milo di Cry Macho, in Ritorno a casa (Cry Macho, 2021), un’ex star del rodeo, un cowboy contemporaneo in una frontiera crepuscolare, con un passato segnato dal lutto e dall’alcolismo.
Clint Eastwood e Meryl Streep
Nel film I ponti di Madison County (1995), il ruolo di Francesca (Meryl Streep) racchiude tutte le insicurezze, i rimpianti e le pulsioni di una donna matura, calata nel contesto rurale dell’America del secondo Novecento.
Il film, interessante nel presentarci la contemporaneità di periferia, fuori dai giochi di potere e dal caos cittadino, è un confronto tra due universi, quello maschile (Clint Eastwood) e quello femminile, quello del matrimonio e quello dei sentimenti liberi vissuti alla luce del giorno.
La storia è scritta e trasmessa nel tempo dagli uomini e dalle donne, pronti a lottare contro forze avverse e per sé stessi in un costante movimento rivolto al futuro. I veicoli di questa trasmissione sono molteplici e il cinema sicuramente è uno di questi. Grazie alla sua capacità di coniugare immagini, suoni, voci e musica come e più di un quadro dipinto esso riesce a configurarsi con i tempi che racconta e con i tempi in cui nasce.
I 4 Oscar per Million Dollar Baby
Il film Million Dollar Baby (2004) prodotto, diretto e interpretato da Clint Eastwood si aggiudica quattro premi Oscar e una decina di altri riconoscimenti: miglior film, migliore regia, migliore attrice, miglior attore non protagonista.
Frankie è l’incarnazione di un uomo riottoso in lotta col mondo e con sé stesso, distante dalla figlia con la quale da tempo ha rotto i rapporti e in possesso di un unico amico, tale Eddie «Scrap-Iron» Dupris (Morgan Freeman).
Nei suoi progetti non vi sono prospettive di cambiamento o redenzione a meno che non sia la vita ad offrire l’occasione perfetta. Maggie Fitzgerald è la classica ragazza indipendente e tosta che si guadagna da vivere rincorrendo letteralmente il lavoro con la speranza di liberare prima o poi i sogni nel cassetto. Lo sport e in particolare il pugilato rappresentano il «varco» dal grigiore di un’esistenza infelice e faticosa.
Clint Eastwood ha il merito di aver lavorato per la settima arte in modo encomiabile, il suo magmatico bisogno di ricerca è evidente nelle sue opere cinematografiche, indirizzate verso più obiettivi, tutti interconnessi dalla verità.
Oltre 60 i film interpretati come attore, 44 come regista, più di 50 come produttore e 18 colonne sonore come compositore. Il suo Palmares vanta 8 premi maggiori (di cui 5 Oscar) e 23 nomination.
Serena Lamolinara