IL MATCH DI RIAD

Beterbiev vs Bivol,
l’essenza del pugilato

Un momento del match mondiale Beterbiev vs Bivol del 18 ottobre a Ryad

 

Dopo la storica riunificazione dei titoli nella massima categoria con l’incontro del maggio scorso Fury vs Uisyk, (rivinciata, sempre lì, il 21 dicembre 2024), il 12 ottobre Riad è stata il palcoscenico dell’evento forse più significativo per i veri appassionati del pugilato: il match Beterbiev vs Bivol.

Beterbiev vs Bivol, l'essenza del pugilatoCome dimostrato da una foto postata sui social e prontamente rimossa, una poltrona del parterre era anche riservata al Capo della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov, che dirige in patria un club di pugilato (oltre che una squadra di calcio).

La presenza del personaggio è significativa, in quanto tassello importante di quella geopolitica delle religioni portata avanti da Putin (manca la formalizzazione nei Brics dell’Arabia Saudita), nello specifico il segmento islamico sunnita, che andrebbe a riconciliarsi con la controparte sciita.

Il ruolo del ceceno Ramzan Kadyrov

Il ceceno Ramzan Kadyrov sul ring di Ryad per festeggiare Arthur BeterbiePer capire la rilevanza religiosa del personaggio, in Cecenia esiste una delle più grandi moschee della Russia, dedicata al padre di Karyrov, Achmat, primo presidente ceceno e muftì, capo religioso sunnita.

Anche nel villaggio arabo di Abu Gosh, in Israele, è stata costruita, con i fondi ceceni, una delle più grandi moschee della regione, che porta il medesimo nome.

L’attuale Kadyrov, nel 2016, ha organizzato una conferenza a Grozny sull’estremismo sunnita in cui le personalità religiose hanno emesso un bando dei gruppi «salafiti», frange, presenti in Arabia Saudita, che costituiscono il bacino anche dell’Isis.

A questa visione probabilmente si ispira anche la ripresa dei rapporti diplomatici con i talebani portata avanti dalla Russia, come anche la visita di Putin in Cecenia conclusasi con il famoso «bacio del Corano» nella moschea dedicata al «profeta» Gesù.

Curioso che uno dei pugili, pur se formalmente di un paese che sanziona Kadyrov (il Canada), lo sostenga apertamente.

Ma torniamo al pugilato. Gli sfidanti di questo incontro sono due prototipi dei ruoli e delle caratteristiche che vengono esaltate dalla boxe.

La sfida Beterbiev vs Bivol

Arthur Beterbiev dopo la vittoria su Bivol è il campione del mondo unificato della categoria dei mediomassimiArthur Beterbiev ha uno stile martellante, colpi secchi e pesanti che demoliscono le difese avversarie e la capacità di portarli a ripetizione di fronte a qualsiasi opposizione o sbarramento avversari.

Tutte le vittorie prima del limite riportate prima dello scontro finale di sabato scorso testimoniano l’efficacia dei suoi colpi.

Campione delle più titolate cinture Ibf Wbc e Wbo, non aveva mai testato le sue capacità atletiche sulla distanza delle 12 riprese. 20 incontri precedenti conclusi con un knock out (o technical ko) sono tanti, e questo avrebbe potuto comportare problemi nelle ultime riprese.

Dimitri BivolDimitri Bivol si è presentato con un incontro in più del suo sfidante, e «soli» 13 ko, con due cinture da mettere in palio.

Lo stile è completamente diverso rispetto a quello di Beterbiev: molta mobilità sulle gambe, anticipo con colpi veloci e precisi.

Tra gli sfidanti illustri di Bivol ben due leggende messicane: Canelo Alvarez, record di 66 matches, 62 vinti con 39 ko, 2 pareggiati e due persi, uno con Bivol e l’altro con un certo Floyd Mayweather (50 vittorie su 50 incontri uno dei cinquanta pugili più fori di sempre in tutte le categorie); e Gilberto Ramirez (47 incontri, 46 vittorie tra cui il titolo strappato ad Arthur Abraham).

Dimitri Bivol è quindi l’archetipo del pugile capace di cambiamenti rapidi di pensiero, strategia, combinazioni, traiettorie. Padrone del colpo d’occhio per anticipare i colpi avversari e non rischiare la controffensiva.

L’andamento dell’incontro

Un momento del match Beterbiev vs BivolQueste caratteristiche si sono esaltate nell’incontro che li ha visti protagonisti.

Da un lato Beterbiev cercava di ottenere il centro del ring e di tagliare le traiettorie circolari dell’avversario per chiuderlo e demolirlo, dall’altro Bivol chiudeva benissimo la sua guardia approfittando di ogni spazio per inserire i suoi colpi. In realtà quest’ultimo non ha giocato solamente di rimessa, prendendo invece spesso l’iniziativa, specialmente nelle prime riprese e mettendo in seria difficoltà l’avversario che ha fatto fatica a prendere da subito le misure di un pugile così complicato.

L’inizio ha visto la prevalenza della boxe di Bivol, mentre le fasi finali hanno visto la predominanza di Betrbiev. Nel mezzo riprese equilibrate dalla lettura non univoca.

Questo giudizio sembra essere concorde tra i vari commentatori.

Guardando al cartellino dei giudici, nonostante le profonde differenze di giudizio finale, rimane una costante anche l’attribuzione delle riprese 8 e 9 a Bivol.

La supremazia soprattutto atletica di Beterbiev nelle ultime riprese ha stupito non poco: non solo per la sua poca familiarità con queste in carriera, ma anche per l’età del pugile, di 39 anni, ben 6 anni più in là del suo avversario.

La qualità agonistica dell’attuale campione mondiale unificato e imbattuto ha fatto certamente la differenza, ma, per molti, questo non è bastato di fronte alle qualità tecniche e all’intelligenza sportiva di Bivol.

Il verdetto a favore di Beterbiev

Difficilmente in questo caso il verdetto può essere contestato, la sottile differenza tra le prestazioni si presta a confermare il margine di discrezionalità soggettivo di cui dispongono i giudici.

Tuttavia, è unanime opinione che la differenza a favore di Beterbiev di 116 a 112 (di un giudice) sia comunque forzata, tanto che il manager di Bivol si è riservato di contestarla nelle sedi opportune.

Si potrebbe dire che, oggettivamente, (al di là della maggiore quantità e percentuale di colpi a segno per Bivol), i due pugili si sono equivalsi, con le differenti caratteristiche che esprimono, ed è proprio sulla preferenza individuale rispetto a queste che si è giocato il verdetto.

Nel confronto tra due archetipi di boxe, la forza contro l’eleganza, la potenza, contro lo stile, la velocità contro la consistenza, il primato è stato ottenuto da chi, secondo il giudice designato, incarna di più l’essenza della boxe.

Tema che non si esaurirà mai, ma che condiziona, anche inconsciamente, ogni spettatore.

Perché è più mediatico (anche oggi che ha 59 anni, la sua rentrée è prevista e spettacolarizzata per il 16 novembre prossimi) un Mike Tyson, quando il pugilato ha espresso talenti migliori, se non perché la sua esplosività ha impressionato il pubblico?

Discontinuità con il passato

Lo stile impetuoso, la forza pura espressa nei colpi secchi e devastanti dal campione russo (daghestano di origini cecene), naturalizzato canadese, tuttavia, è qualcosa di diverso rispetto a quanto espresso dalla scuola statunitense.

Beterbiev viene da più di 300 matches da dilettante (295 vinti, anche uno con Usyk), ha una difesa solida e chiusa, e uno stile mai provocatorio.

È capace di rischiare, anche incassando k.o., ma senza colpi di testa. È impassibile di fronte a colpi presi direttamente alla massima potenza, ma non se ne fa un vanto.

Soprattutto, si può vedere dai suoi matches passati conclusi prima del limite, non infierisce mai su un avversario quanto questi perde il controllo di fronte ai suoi colpi. Non colpisce dietro la nuca, non lega e non usa mezzi che non siano i suoi pugni per vincere.

Si può dire che il pugilato che esprime non ha come fine fare male all’avversario, ma imporre il suo dominio, in una parola la sua volontà di potenza e annichilire l’avversario, farlo abbandonare, anche con combinazioni potenti e prolungate (questo anche Bivol).

In questo penso che giochi un ruolo anche la fede islamica del campione, una fede che sembra avere una parte preponderante nella sua vita.

È molto importante rimarcare questa forma di cavalleria in questo sport, così si capisce il rispetto reciproco trapelato nelle parole del post match, in cui un incredulo Beterbiev ammetteva la superiorità di Bivol.

A tal proposito, l’umiltà e anche la schiettezza del campione non sarà mediaticamente spendibile nel teatro sportivo che, soprattutto nel pugilato di marca statunitense, coordina l’evento pugilistico, ma questo, credo, dovrà essere rivisto.

Anche Bivol, in un’intervista prima del match, ha spiegato di non sentirsi a suo agio nella pacchiana rievocazione di uno scontro ferino tra barbari a fare da copertina al suo incontro, di preferire l’allenamento e gli incontri, ma che questo fa parte del suo lavoro.

Tra l’altro, il campione sconfitto, viene da una brutta storia familiare con un morale a pezzi, come solo un ex moglie (che ha postato la sua esultanza per il verdetto a sfavore del suo ex) che tiene i tuoi figli ti può dare.

Se la nuova location in Arabia Saudita non vuole essere solo una temporanea soluzione o ridursi a succursale di Las Vegas, deve evitare di esprimere una sottocultura che sembra la brutta copia degli «sparatutto» americani.

Tanto più che la presenza sul ring del leader ceceno Kadyrov (a fianco del nuovo campione) testimonia la volontà di una (brutale) discontinuità, anche politica, con gli Usa, significativamente espressa nella supremazia sportiva.

Al di là di come verranno confezionati, comunque, per ora, godiamoci i grandi eventi di boxe targati Ryad Season.

Armando Mantuano

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