L’afflusso di visitatori nelle destinazioni più popolari del globo — dalla Thailandia al Perù, dalla Catalogna alla Costa Rica — è in continuo aumento, al punto che è stato creato un neologismo, l’overtourism.
L’Italia non fa eccezione e i centri storici di molte località appaiono in sofferenza. Le cause sono la congestione del traffico, la riconversione in chiave turistica del tessuto produttivo e commerciale, lo snaturamento del patrimonio storico-culturale e la fuga dei residenti — stanchi degli affitti alle stelle e della scarsità di spazi e servizi — verso quartieri liberi dal sovraffollamento.
L’evoluzione del paradigma della mobilità, i social media, l’aumento dei viaggi da parte della classe media e il turismo della terza età sono solo alcune delle cause che hanno contribuito all’impennata delle presenze, complice anche la volontà delle amministrazioni locali di beneficiare dei cospicui introiti derivanti dal settore turistico.
Quando il turismo è «di troppo»
Tuttavia, quando il turismo viene percepito come «di troppo» da parte degli abitanti di una destinazione, si parla di overtourism.
Venezia, alle prese con il progressivo spopolamento del suo centro storico, e Barcellona, in cui la crescita incontrollata di alloggi ad affitto breve e l’avanzata del turismo de borrachera o turismo «dell’ubriachezza» hanno acuito le tensioni sociali, portando alla nascita di movimenti di protesta e al verificarsi di atti di vandalismo.
Fra qualche mese Roma affronterà l’afflusso di turisti e pellegrini per il Giubileo 2025.
È inoltre stata rilevata una correlazione tra il fenomeno dell’overtourism e la presenza di Siti Unesco. In particolare, il riconoscimento di Bene Patrimonio dell’Umanità Unesco svolgerebbe un ruolo ambivalente rispetto allo sviluppo turistico della zona.
Da un lato, stante il crescente interesse dei visitatori (ma anche dei residenti) per la storia e la cultura locali, si tratta di una prestigiosa certificazione di eccellenza, che conferisce valore aggiunto e permette alla destinazione di trasmettere al mondo una determinata immagine di sé.
La designazione dell’Unesco consente nuove opportunità di guadagno e di sviluppo, al punto che le diverse città d’arte entrano in competizione per attrarre quanti più turisti possibile. L’Italia è lo Stato che detiene il maggior numero di siti iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco: cinquantanove.
Overturism, un tema delicato
L’overtourism può essere definito come un problema di capacità (i flussi turistici insostenibili, la scarsità di controlli e di interventi di manutenzione), di popolazione (la sproporzione tra il numero dei visitatori e quello degli abitanti), di natura culturale e comportamentale (la congestione degli spazi pubblici, gli atti di inciviltà di alcuni turisti o di intolleranza verso questi ultimi) o legato alla qualità del proprio tempo libero (i residenti non possono godere di aree ricreative quasi o del tutto prive di turisti).
Di conseguenza, il principale rischio corso dalle autorità durante la stesura dei piani di intervento è quello di concentrarsi solo su un aspetto dell’overtourism, trascurandone altri di uguale importanza: in questo caso alcune soluzioni, apparentemente valide a livello locale e in alcune circostanze specifiche, possono invece generare effetti indesiderati che coinvolgono l’intero sistema città-territorio.
L’obbligo di prenotazione, l’aumento dei prezzi e delle tasse di soggiorno e l’introduzione del numero chiuso sono ad esempio misure che possono effettivamente ridurre il volume dei flussi in una destinazione caratterizzata da forte sovraffollamento, ma rischiano anche di dirottare turisti, escursionisti e visitatori verso le località vicine, che potrebbero presto presentare le medesime criticità.
Inoltre, tali provvedimenti colpiscono in maniera diseguale i diversi gruppi sociali, contribuendo a diffondere un generale senso di iniquità.
Il ruolo delle amministrazioni locali
In sostanza, la personale visione del mondo da parte dei soggetti chiamati a decidere può ampliare o restringere il numero di fattori presi in considerazione nel momento in cui la scelta viene operata.
Sarebbe auspicabile non solo prevenire l’overtourism, ma anche controllare il fenomeno e servirsene per migliorare o ridefinire lo sviluppo turistico di una certa destinazione, stilando ad esempio, in anticipo un piano di gestione.
L’attuazione delle misure è piuttosto complessa e necessita di una chiara visione d’insieme, nonché di uno stretto e costante coordinamento tra le autorità locali e i vari manager operanti nel settore turistico.
Attraverso il lavoro di squadra, tali soggetti devono fare del turismo un importante driver (ma non l’unico) dello sviluppo cittadino, tentando di conciliare i bisogni degli abitanti con quelli dei turisti e dei visitatori.
Ciò richiede un’ottima abilità di programmazione a lungo termine e implica l’attenta valutazione di molteplici fattori, quali la fattibilità e la convenienza economica, la sostenibilità ambientale e sociale, l’impatto sulla qualità della vita dei residenti, la disponibilità di infrastrutture e di servizi, la capacità di far fronte a picchi inattesi della domanda turistica e così via.
Maria Facendola